Premessa
Viparītakaraṇī rappresenta un caso del tutto particolare nel novero delle posizioni Yoga: ci troviamo di fronte ad un’āsana che è al contempo un mudrā. La posizione di base è un’āsana invertita simile a sarvāṅgāsana, rispetto alla quale ha meno controindicazioni.
La descrizione della postura invertita è interpretata da commentatori moderni come śīrṣāsana[1].
Facendo riferimento alle fonti, nell’Haṭhayoga Pradīpikā la troviamo descritta tra i mudrā e non tra le āsana. Il motivo è chiaramente espresso nella descrizione che ne viene fatta: è una posizione ad alto contenuto energetico.
Le descrizioni della Gheraṇḍa Saṃhitā e della Śiva-Saṁhitā confermano lo stesso aspetto ‘energetico-sottile’. Nel consigliare un preventivo approfondimento degli aspetti legati alla fisiologia sottile della Tradizione Vedica-Hindū[2], si rammenta che comunque l’esecuzione di viparītakaraṇī mudrā presuppone un’acquisita padronanza sia di ujjayi prāṇāyāma sia della sensibilità rispetto ai chakra.
Traduzione in italiano: postura invertita che opera e produce effetti sul piano energetico-sottile.
Etimologia
viparīta विपरीत: invertito, capovolto, opposto inverso,
karaṇī करण: (dalla radice कृ kṛ, ‘fare’, da cui karaṇ: articolazione, strumento, funzione): utile, produttivo, effettuare, agire, che dà origine a qualcosa, causa, mezzo. Ulteriore spiegazione viene dai significati del termine karaṇa करण: causa potenziale non manifestata che prende forma come effetto visibile; energia cosmica in una condizione potenziale; strumento o mezzo di un’azione, causa o movente, postura di un asceta.
mudrā मुद्रा[3]: sigillo, marchio, gesto, timbro. Gesto simbolico, rituale e spirituale, sigillo energetico impiegato nella pratica spirituale. Nello Yoga, esso può coinvolgere le mani, le dita, l’intero corpo. Utilizzato in combinazione con il prāṇāyāma per stimolare diverse parti del corpo connesse alla respirazione e per influenzare il flusso di prāṇa nel corpo.
Descrizione nei testi classici
Gli Yogasūtra di Patañjali non ne fanno menzione. Viparītakaraṇī, specificatamente come āsana, non è menzionata nei testi classici. La troviamo, viceversa, elencata e descritta, esclusivamente come mudrā, nell’ambito dell’Haṭhayoga e del Tantra, ovvero al di fuori della Tradizione ortodossa. La lettura delle fonti evidenzia sia l’assenza di una descrizione della postura invertita, sia l’ermeticità delle proprietà ed effetti energetici, velati dal linguaggio simbolico. Infine l’insegnamento, essendo considerato segreto, è previsto esclusivamente in modo diretto da parte di un Maestro.
Haṭhayoga Pradīpikā हठयोगप्रदीपिका [4]
Capitolo III – I Mudrā
महामुद्रा महाबन्धो महावेधश्छ खेछरी |
उड्डीयानं मूलबन्धश्छ बन्धो जालन्धराभिधः || ६ ||
mahāmudrā mahābandho mahāvedhaścha khecharī |
uḍḍīyānaṃ mūlabandhaścha bandho jālandharābhidhaḥ || 6 ||
Mahā Mudrā, Mahā Bandha, Mahā Vedha, Khecharī, Uḍḍiyāna Bandha, Mūla Bandha, Jālandhara Bandha.
करणी विपरीताख्या वज्रोली शक्ति-छालनम |
इदं हि मुद्रा-दशकं जरा-मरण-नाशनम || ७ ||
karaṇī viparītākhyā vajrolī śakti-chālanam |
idaṃ hi mudrā-daśakaṃ jarā-maraṇa-nāśanam || 7 ||
Viparīta Karaṇī, Vajroli, and Śakti Chālana. Questi sono i dieci mudrā che annichiliscono vecchiaia e morte.
यत्किंछित्स्रवते छन्द्रादमॄतं दिव्य-रूपिणः |
तत्सर्वं गरसते सूर्यस्तेन पिण्डो जरायुतः || ७७ ||
yatkiṃchitsravate chandrādamṝtaṃ divya-rūpiṇaḥ |
tatsarvaṃ ghrasate sūryastena piṇḍo jarāyutaḥ || 77 ||
Tutto il nettare, che possiede qualità divine e che trasuda da Chandra (la Luna) viene divorato dal Sūrya (il Sole); a causa di ciò il corpo invecchia. Per rimediare a ciò, l’apertura di Sūrya viene evitata con ottimi strumenti. [Il metodo] deve essere appreso [mediante] l’istruzione [da parte] di un Guru [Maestro qualificato]; [altrimenti non può essere appreso] nemmeno con infinite discussioni.
Viparīta Karaṇī
अथ विपरीत-करणी मुद्रा
तत्रास्ति करणं दिव्यं सूर्यस्य मुख-वञ्छनम |
गुरूपदेशतो जञेयं न तु शास्त्रार्थ-कोटिभिः || ७८ ||
atha viparīta-karaṇī mudrā
tatrāsti karaṇaṃ divyaṃ sūryasya mukha-vañchanam |
ghurūpadeśato jñeyaṃ na tu śāstrārtha-koṭibhiḥ || 78 ||
Sūrya si trova sopra l’ombelico, Chandra sotto il palato. La pratica, chiamata Viparīta Karaṇī, viene appresa dalle istruzioni del Guru.
ऊर्ध्व-नाभेरधस्तालोरूर्ध्वं भानुरधः शशी |
करणी विपरीताखा गुरु-वाक्येन लभ्यते || ७९ ||
ūrdhva-nābheradhastālorūrdhvaṃ bhānuradhaḥ śaśī |
karaṇī viparītākhā ghuru-vākyena labhyate || 79 ||
Questa pratica aumenta l’appetito; per questo chi lo pratica dovrebbe procurarsi una buona scorta di cibo. Se il cibo è scarso, lo brucerà subito.
नित्यमभ्यास-युक्तस्य जठराग्नि-विवर्धनी |
आहारो बहुलस्तस्य सम्पाद्यः साधकस्य छ || ८० ||
nityamabhyāsa-yuktasya jaṭharāghni-vivardhanī |
āhāro bahulastasya sampādyaḥ sādhakasya cha || 80 ||
Posiziona la testa a terra e i piedi verso il cielo, il primo giorno per breve tempo, poi aumenta questo tempo ogni giorno[5].
अल्पाहारो यदि भवेदग्निर्दहति तत-कष्हणात |
अधः-शिराश्छोर्ध्व-पादः कष्हणं सयात्प्रथमे दिने || ८१ ||
alpāhāro yadi bhavedaghnirdahati tat-kṣaṇāt |
adhaḥ-śirāśchordhva-pādaḥ kṣaṇaṃ syātprathame dine || 81 ||
कष्हणाछ्छ किंछिदधिकमभ्यसेछ्छ दिने दिने |
वलितं पलितं छैव षहण्मासोर्ध्वं न दॄश्यते |
याम-मात्रं तु यो नित्यमभ्यसेत्स तु कालजित || ८२ ||
kṣaṇāchcha kiṃchidadhikamabhyasechcha dine dine |
valitaṃ palitaṃ chaiva ṣaṇmāsordhvaṃ na dṝśyate |
yāma-mātraṃ tu yo nityamabhyasetsa tu kālajit || 82 ||
Dopo sei mesi, scompaiono le rughe e i capelli grigi. Chi la pratica quotidianamente, anche per due ore, vince la morte.
Gheraṇḍa Saṁhitā धेरंड संहिता [6]
Terzo capitolo, dedicato a mudrā e bandha.
33. Alla radice dell’ombelico dimora Sūrya (il Sole), mentre Chandra (la Luna) risiede alla base del palato. Il Sole, divorando tutta l’ambrosia, sottopone l’uomo all’azione della morte.
34. Occorre far salire Sūrya (il Sole)verso l’alto e portare Chandra (la Luna) verso il basso. Questo mudrā, che provoca l’inversione delle due energie, è un insegnamento segreto in tutti i tantra.
35. Disporre fermamente la testa al suolo, insieme alle mani, sollevare le gambe in alto e rimanere a lungo immobili. La tradizione conosce questo mudrā, dall’azione inversa, con il nome Viparītakaraṇī.
36. Colui che pratica con costanza questo mudrā, vince la vecchiaia e la morte. È considerato un siddha [un Adepto] che non muore neppure nel pralaya [प्रलय: dissoluzione finale del corpo fisico].
Śiva-Saṁhitā शिवसंहिता [7]
Quinto capitolo.
45. Porre la testa a contatto con la superficie del suolo, portando i piedi in alto. Questo mudrā esplica un’azione d’inversione, ed è insegnata segretamente dai tantra.
46. Colui che pratica questo esercizio ogni giorno per tre ore, vince la morte e non perisce neppure nel giorno della finale dissoluzione del corpo fisico.
47. Colui che beve questa ambrosia d’immortalità diviene simile a un siddha ed è degno di essere riverito da tutti gli esseri.
Pratica
Consolidata la testimonianza delle fonti classiche, osserviamo come allo stato attuale con il termine viparītakaraṇī sono identificati sia il mudrā che l’āsana. La descrizione che segue prende in considerazione entrambi. Come si avrà modo di constatare, viparītakaraṇī āsana, tra le posture di ‘inversione’, è quella che presenta meno contro-indicazioni.
Viparītakaraṇī विपरीतकरणी
Eseguita da sola
Dopo gli scioglimenti preparatori, Respirare consapevolmente e rilassarsi in śavāsana[8].
- Trattenere il respiro mentre si prende la posizione.
- Alzare le gambe portandole unite un poco oltre la testa; mentre la schiena si solleva, portare le mani su di essa per sostenerla. Il pollice si trova sul punto vita rivolto in avanti. Le altre dita, unite, sostengono la parte posteriore del bacino e dei fianchi (all’altezza dei reni).
- I gomiti poggiano al suolo e sono paralleli; portarli il più vicino possibile al busto.
- Portare le gambe verso l’alto, con le punte dei piedi al soffitto, senza tensione, fino a formare un angolo di 45° tra colonna e tappetino.
- Aggiustare la posizione delle mani -con le dita verso l’alto- in modo da trovare la stabilità.
- Nella posizione finale il peso del corpo riposa sulle spalle, il collo e gli avambracci fino ai gomiti. (all’inizio, se necessario, porre una coperta sotti i gomiti).
- Respirare normalmente, iniziando con 7 respirazioni complete. Aumentare gradatamente le respirazioni fino a 21.

Sarvāṅgāsana सर्वाङ्गासन
Per sciogliere la posizione:
- Trattenendo il respiro, abbassare lentamente la colonna, sentendo le vertebre una ad una, mentre le gambe rimangono sollevate.
- Portare i palmi delle mani sul tappetino e lentamente abbassare le gambe tenendole dritte. Contrarre gli addominali per non iper-estendere la colonna lombare nella discesa.
- La testa rimane ferma.
- In alternativa, piegare le ginocchia al petto e portare le piante dei piedi sul tappetino; far scivolare in avanti una gamba dopo l’altra.
- Rilassare completamente il corpo in śavāsana.
Nota: se la posizione delle mani risulta scomoda, piegare i polsi, creare con i palmi delle mani una ‘coppa’ sulla quale appoggiare i fianchi.
Eseguita partendo da Sarvāṅgāsana
Prendere la posizione di Sarvāṅgāsana[9], stabilizzarla e mantenerla per qualche respiro.
Esecuzione
- Spostare le mani che vanno a sorreggere il bacino mentre la colonna vertebrale (cervicale e dorsale) scende leggermente.
- Assicurarsi che le gambe siano perfettamente verticali.
- La curvatura lombare è azzerata
- Il mento è libero e disteso, senza toccare il torace.
- Respirare praticando un sottile Ujjayi Prāṇāyāma. Iniziando con 7 respirazioni complete. Aumentare gradatamente le respirazioni fino a 21.

Viparītakaraṇī विपरीतकरणी
Viparītakaraṇī mudrā विपरीतकरणी मुद्रा [10]
Assumere la postura di viparītakaraṇī. Stabilizzare la posizione, chiudere gli occhi e concentrarsi sul respiro.
Mantenere la posizione concentrandosi sul circuito energetico:

Circuito energetico di Viparītakaraṇī mudrā
- Inspirando con Ujjayi, percepire il flusso del prāṇa da Maṇipūra ad Anāhata fino a Viśuddha; eseguire una breve sospensione (Kumbaka). Mantenere la consapevolezza focalizzata sul tepore dell’Amṛta che sale da Maṇipūra a Viśuddha; durante la sospensione del respiro, percepire il raffreddarsi dell’Amṛta.
- Espirando in Ujjayi, percepire il flusso del prāṇa da Viśuddha a Bindu fino a Sahasrāra.
- Al termine dell’espiro, riportare la consapevolezza focalizzata in Maṇipūra.
- Ripetere per tre cicli completi. Aumentare gradatamente fino a 21 cicli.
Per sciogliere la posizione:
- Trattenendo il respiro, abbassare lentamente la colonna, sentendo le vertebre una ad una, mentre le gambe rimangono sollevate.
- Portare i palmi delle mani sul tappetino, lentamente abbassare le gambe tenendole dritte.
Note:
- Durante la discesa: contrarre gli addominali per non iper-estendere la colonna lombare; mantenere immobile la testa.
- Discesa alternativa: piegare le ginocchia al petto e portare le piante dei piedi sul tappetino; far scivolare lentamente la gamba sinistra, poi la destra.
- Rilassare il corpo in śavāsana per qualche minuto, ad occhi chiusi, cercando di fissare con consapevolezza focalizzata le percezioni sperimentate.
Benefici
Viparita karaṇī porta benefici analoghi a quelli di sarvāṅgāsana, associati a una minore pressione sul collo. Per tale motivo è consigliata al posto di sarvāṅgāsana per coloro che presentano rigidità delle vertebre cervicali e per i principianti.
Viparītakaraṇī mudrā è uno degli strumenti più potenti ed efficaci a disposizione di coloro che praticano la Sadhana Yoga. Oltre ai benefici tipici delle posizioni invertite, il mudrā realizza un circuito energetico di particolare intensità, tale da far circolare e catalizzare una significativa quantità di energia viale pregiata, il prāṇa. Tale effetto canalizzatore e accumulatore di prāṇa può essere utilizzato, in stati successivi e progressivi, per tutte le pratiche Yoga, sia quelle ‘esterne’ (bahiryoga) che ‘interne’ (antaryoga).
Gli innumerevoli benefici, che possono interessare tutti i kośa (dal più grossolano al più sottile) sono strettamente correlati all’avanzamento del processo di purificazione e reintegrazione della singola persona.
Controindicazioni
Come tutte le posizioni invertite va evitata in caso d’ipertensione, problemi al cuore, alla tiroide e un eccessivo carico di tossine in circolo.
Cautele
Viparītakaraṇī mudrā opera una consistente amplificazione energetica, oltre che sul piano fisico, anche in quelli più sottili[11]. Tali energie, una volta attivate, devono essere correttamente indirizzate a scopo benefico. Per questo la pratica deve essere associata da un adeguato processo di purificazione sia fisica che spirituale. Ove tali cautele e raccomandazioni non fossero poste in essere, possono insorgere effetti opposti e negativi sui vari piani. Al riguardo rammentiamo quanto espresso da Svāmī Cidananda[12]:
”Spesso la condizione di queste persone è peggio di prima perché si sono purificate nel corpo, nella mente, quindi sono diventati più forti nel desiderio e questo desiderio si rafforza non solo per la purificazione della mente, ma si rafforza anche perché nella pratica yogica purificante intervengono le Siddhi, i poteri, quindi scoprite ad un certo punto che quello che desiderate accade.
È da lì che viene il grande pericolo dell’evoluzione della coscienza, Quindi, in questa situazione c’è un espediente divino per mortificare la bocca del Sole. Perché questo insegnamento deve essere appreso dalle direttive di un Maestro?
Perché il Maestro è qualcuno che ha capito questo gioco dei desideri che non muoiono mai, che ritorneranno sempre sotto varie forme, quindi istruisce l’allievo affinché quando fa la posizione si ricordi che quella posizione in realtà, più che un’āsana è un mudrā, cioè è un’attitudine, un sigillo e un’attitudine non è una cosa che possiamo tenere solo quando facciamo una pratica, ma è un qualcosa che dobbiamo tenere anche durante la giornata. Questo è il profondo senso che porta verso l’immortalità.”.
Aspetti anatomici
I muscoli del retto addominale e gluteo esercitano una contrazione consistente per garantire la stabilizzazione della posizione.
I quadricipiti e muscoli posteriori della coscia interagiscono in modo bilanciato per assumere e mantenere la verticalità.
Serrato anteriore attivo in sinergia con i muscoli delle braccia e dei polsi e delle mani.

Sinergie principali: dorsiflessione ed estensione del polso; flessione del gomito; supinazione dell’avambraccio; flessione dell’anca, adduzione e rotazione interna; estensione della zona toracica inferiore e lombare; flessione della colonna vertebrale cervicale e toracica superiore; estensione del ginocchio; rotazione della scapola.
Varianti
Alcuni autori propongono una variante che riguarda la posizione delle mani, nella quale i pollici sono rivolti all’interno e poggiano all’altezza dei reni. In questo modo la pressione delle dita stimola le ghiandole surrenali. Operando sul sistema para-simpatico, sono indotti benefici a livello di allentamento dello stress. Inoltre, l’energica stimolazione delle surrenali genera un effetto di riscaldamento della zona interessata che può poi espandersi fino surrenali all’area dell’ipofisi.
In questa variante la concentrazione focalizzata durante la pratica è sulla zona di contatto e pressione dei pollici, ovvero le surrenali. La variante, essendo impegnativa sotto il profilo fisico (il peso va a gravare sui pollici invece di essere distribuito su tutte la mani), non è adatta per essere tenuta a lungo, quindi inidonea per Viparītakaraṇī mudrā.
Viparītakaraṇī può essere utilizzata per la pratica dei tre bandha (azione addominale di mula bandha, apertura alla base della gabbia toracica con uḍḍīyana bandha e flessione cervicale con jālandhara bandha)[13].
L'interpretazione di Svāmī Satyananda
Tra i vari commentari e interpretazioni moderne di Viparītakaraṇī mudrā, particolarmente accurata e significativa è quella di Svāmī Satyananda Saraswati[14]. La sua descrizione degli aspetti energetici e sottili è particolarmente chiara ed efficace.
Satyananda, pur osservando che Viparītakaraṇī mudrā, nei testi classici, non è esplicitamente inserita nelle pratiche di Kriya Yoga, l’ha considerata tale, dandole particolare rilievo ed importanza proprio nel Kriya Yoga. Rendiamo disponibile un’ampia citazione della fonte, accompagnata dalla traduzione in italiano. Per coloro che fossero interessati ad approfondire, si suggerisce di fare riferimento al testo integrale dell’Opera.
“The bindu is the focal point through which consciousness manifests and expresses itself in all created objects. This also applies to man; it is the direct channel, the lifeline of man. It is through the bindu that man is sustained with both energy and bliss. With most people this energy is poorly directed into disharmonious living in the outside world, into selfish and worldly pursuits expressed through the medium of the manipura chakra. This leads to spiritual death. Man loses contact with his source; he lives blindly. Viparīta karaṇī mudra and indeed all yoga practices reverse this process, so that human awareness is directed once more through the bindu to the fountainhead of life. That is, awareness increases. This leads to revitalization of one’s whole being. It leads to bliss. It leads to wisdom. This is called the nivritti marga (the return to the source); the positions of the sun and the moon are reversed. The normal flow of nectar downwards from the moon to the sun represents the pravṛtti marga (the path of worldly activity). This symbolizes the life of most people. In spiritual life this process has to be reversed so that the path of pravṛtti is transformed into nivritti. Viparīta karaṇī mudra symbolizes this process. Viparīta karaṇī mudra is not only symbolic. It is a method of transmuting energy from grosser to more subtle forms.”
“Il bindu è il punto focale attraverso il quale la coscienza si manifesta e si esprime in tutti gli oggetti creati. Questo vale anche per l’essere umano; è il canale diretto, la linfa vitale dell’uomo. È attraverso il bindu che l’uomo è sostenuto sia dall’energia che dalla beatitudine. Nella maggior parte delle persone quest’energia è scarsamente indirizzata per contrastare la vita disarmonica nel mondo esterno, le attività egoistiche e mondane che si manifestano mediante maṇipūra chakra. Ciò [tale carenza] conduce alla morte spirituale. L’uomo perde il contatto con la sua sorgente; vive ciecamente. Viparīta karaṇī mudra (come tutte le pratiche Yoga), inverte questo processo, in modo tale che la consapevolezza sia diretta nuovamente indirizzata, attraverso il bindu, alla sorgente della vita. In tal modo si accresce la consapevolezza. In tal modo l’intero Essere viene rivitalizzato, indirizzato verso la beatitudine e la saggezza. Questo [processo] è chiamato nivritti marga (il ritorno alla sorgente); le posizioni del sole e della luna sono invertite. Il normale flusso di nettare verso il basso dalla luna al sole rappresenta il pravṛtti marga (il sentiero dell’attività mondana), che simboleggia la vita della maggior parte delle persone. Nella vita spirituale questo processo deve essere invertito in modo tale che il sentiero di pravṛtti si trasformi in nivritti. Viparīta karaṇī mudra simboleggia questo processo, ma non solo: è un metodo per trasmutare l’energia da forme più grossolane a forme più sottili. “
Nome āsana per pratica di compensazione: Matsyāsana मत्स्यासन [15]
- Gambe distese, unite, i piedi a martello, oppure distesi.
- Portare le braccia sotto il corpo in modo che i pollici e gli indici delle mani si tocchino, avvicinare con piccoli movimenti i gomiti, collocando le mani in modo tale da impedire un eccesso di curvatura lombare.
- Spingendo con le braccia al pavimento, formare un arco con il dorso.
- Ruotando lentamente il capo all’indietro portare a terra solo la nuca.
- Liberare la gola…., aprire bene il petto…, espandere il torace…
- Mantenere nell’immobilità (restando nella posizione per un tempo pari a metà di quello in cui si è stati in Viparītakaraṇī).
- Per sciogliere la posizione, iniziare facendo scivolare la testa al pavimento per poi liberare le braccia da sotto il corpo.
- Distendersi in śavāsana, percepire le sensazioni con il corpo completamente abbandonato.
Nome sequenza in cui si trova inserita
Viparītakaraṇī mudrā può essere utilizzata come potenziamento energetico in ogni sequenza. In particolare si può dimostrare efficace nell’ambito del pratyāhāra, ovvero nel distacco dai sensi grossolani e nell’alimentazione di energie positive da rendere operative nel processo di purificazione individuale (yama e niyama). Una pratica specificatamente sviluppata per tale obiettivo è disponibile in:
yama e niyama utilizzando le energie di viparitakaranimudra nella pratica di pratyahara
Riferimenti Bibliografici
- Svātmārāma, Haṭhayoga Pradīpikā, Fayard, 1974 (Introduction, traduction et commentaires par Tara Michaël, Préface par Jean FILLIOZAT)
- Svātmārāma, Haṭhayoga Pradīpikā, Yoga publication trust, Bihar, 2013 Svātmārāma, Haṭhayoga Pradīpikā , foreword by B K S Iyengar, Commentary by Hans Ulrich Rieker, Translated by Elsy Becherer, published by The Aquarian Press 1992
- Haṭhayogapradīpikā of Svātmārāma, with the commentary Jyotsnā of Brahmānanda, The Theosophical Society, Adyar, Madras 20, India 1972 (prima edizione 1893).
- Haṭhayogapradīpikā of Svātmārāma (10 chapters) with Yogaprakāsikā commentary by Bālakṛṣṇa, edited by Manohar L. Gharote e Parimal Devanath, Lonavla Yoga Institute, 2017
- Gheraṇḍa, Gheraṇḍa Saṃhitā, Almora, Paris, 2013 (trad. e note J. PAPIN)
- Gheraṇḍa, The Gheraṇḍa Saṃhitā, James Mallinson, Yoga Vidya
- Gheraṇḍa, The Gheraṇḍa Saṃhitā, Bahadur Srisa Chandra Vasu, Delhi, 1986.
- Śiva Saṃhitā, Almora, Paris, 2013 (trad. e note J. Papin)
- Śiva Saṃhitā, translated by R.B.S. Chandra Vasu, Indian press, Allahabad, 1914
- Śiva Saṃhitā, James Mallinson, Yoga Vidya
- Śiva Saṃhitā, Svāmī Maheshananda, Kaivalyadhama, Lonvla, 2009
- Svāmī Satyananda Saraswati, Āsana, Prāṇāyāma, Mudra, Bandha, Yoga Publications Trust, Bihar, India, 2008.
- Svāmī Satyananda Saraswati, Yoga and Kriya, Yoga Publications Trust, Bihar, India, 2004.
- S.K. Iyengar, The Path to Holistic Health, DK, 2014.
- Iyengar, B. K. S., Teoria e pratica dello Yoga, Mediterranee, 2006.
- Van Lysebeth, Perfeziono lo Yoga, Mursia, 1978.
- ISFIY, dispense e materiale didattico, FIY
- Kaminoff, Yoga Anatomy, Calzetti &Mariucci, 2010.
- Long, The key poses of Hatha Yoga, OM ed., Bologna, 2013.
- A. Staugaard-Jones, The Concise Book of Yoga Anatomy: An Illustrated Guide to the Science of Motion, Lotus Publishing and North Atlantic Books, 2015.

[3]Cfr: mudra e bandha
[4]Svātmārāma, Haṭhayoga Pradīpikā, Yoga publication trust, Bihar, 2013 pgg.363-368.
[5]Questa è l’unica indicazione che viene fornita; è evidente che i dettagli della postura facevano parte dell’insegnamento del Guru. Quindi non disponiamo di testimonianze scritte sulla postura che veniva assunta. (Nota del curatore).
[6]Gheraṇḍa, The Gheraṇḍa Saṃhitā, Bahadur Srisa Chandra Vasu, Delhi, 1986. Cap.3, 33-36 pg. 25
[7]Śiva Saṃhitā, Almora, Paris, 2013
[9]Vedasi: sarvangasana
[10]L’āsana aiuta a liberare e rendere fluida la circolazione dell’energia nel corpo, rendendolo permeabile al prāṇa. Il mudrā è uno strumento che aiuta a convogliare il prāṇa in canali energetici particolari al fine di ottenere degli effetti specifici e focalizzati.
[11]Annamāyākośa, prāṇamāyākośa, manomāyākośa.
[12]Citato da E. Selvanizza – Corso ISFIY
[13]Cfr: mudra e bandha
[14]Svāmī Satyananda Saraswati, Yoga and Kriya, Yoga Publications Trust, Bihar, India, 2004. Pgg. 708-710
[15]Per la pratica completa, cfr: matsyasana