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Prana, odori e gusto nell’Ayurveda e nello Yoga

Il Prana è ovunque attorno a noi.
Lo assorbiamo dall’aria tramite il naso e gli alveoli polmonari che lo trasportano al sangue, dalla luce del Sole tramite la pelle[1],  dall’acqua e dal cibo tramite la lingua.
Il naso viene considerato il più importante organo di assorbimento del Prana.
Ma per assorbire il Prana dall’aria è importante vivere in mezzo alla Natura o, appena possibile, immergersi nel verde, a contatto con la terra e i suoi profumi, respirare l’aria pura e ricca di ossigeno, aria che si beve per quanto è “fina”, sottile, ricca di Prana…
Con ampi, lunghi e profondi respiri farlo penetrare in noi, purificarci.

Con il naso percepiamo gli odori, a seconda del nostro grado di sensibilità.
L’informazione portata dalle molecole odorifere arriva ai recettori posti nella mucosa nasale e da lì raggiunge la rete di neuroni del bulbo olfattivo.
Attraverso il tratto olfattivo essa poi arriva al sistema limbico o cervello viscerale, la formazione più antica, coinvolta anche nella raccolta ed elaborazione delle emozioni, degli istinti, della memoria.
Per tale motivo gli odori creano sensazioni profonde prima ancora che intervenga l’elaborazione delle informazioni da parte della corteccia cerebrale[2].
L’olfatto è il nostro senso più antico.
Agli odori e all’olfatto sono collegate memorie e antichi condizionamenti, che spesso agiscono a livello inconscio.
Così l’odore del cibo, secondo il nostro stato fisiologico (fame o sazietà), può guidare le nostre scelte e preferenze talora in modo automatico, indipendentemente dal contenuto in nutrienti ed energia.

Attraverso le papille gustative della lingua, percepiamo i sapori: dolce, salato, amaro, acido, umami[3].
Odori e sapori interagiscono tra loro[4], e creano “l’identità” di quel cibo con le sue molteplici caratteristiche.
È necessaria una purificazione del gusto e dell’olfatto[5], una ri-educazione per poter, con maggiore consapevolezza, acquisire una più sottile percezione e sensibilità.
Ma quale è il cibo vivo in grado di fornirci energia, cioè Prana?

Ogni forma vegetale[6] è una fonte di energia concentrata e la lingua ha la capacità di fissarne il Prana in misura maggiore rispetto agli organi della digestione.

Per gli Yogi il sapore indica la presenza del Prana (potremmo anche dire che indica che un alimento è vivo) e finché un cibo ha sapore, significa che c’è ancora del Prana da estrarne per nutrire il corpo fisico, quello energetico e quello mentale[7] [8].

Per attivare il processo di assimilazione del Prana dall’acqua e dal cibo è importante:

  • essere rilassati, sereni, liberare la mente da pensieri ed emozioni, per non mangiare stress ed ansia, troppo o troppo poco, ingoiare invece di masticare, ruminando pensieri.

Tristezza, rabbia, ansia, gioia, entusiasmo…le connotazioni che noi diamo all’energia, influiscono egualmente sul nostro modo di mangiare e alterano il nostro rapporto col cibo

  • elevare il grado di consapevolezza al momento presente, in ciò che stiamo facendo
  • sapere cosa stiamo bevendo e mangiando. La conoscenza approfondita dell’acqua, degli altri liquidi e del cibo è essenziale per una nutrizione salutare che aumenti l’energia circolante.
L’aria pura, l’acqua di sorgente e il cibo vivo[9] sono ricchi di Prana.
  • imparare la corretta masticazione che in bocca trasforma in “crema” l’alimento solido impregnandolo della saliva ricca di enzimi
  • bere a piccoli sorsi, trattenendo il liquido in bocca
  • mangiare al ritmo del proprio respiro, in silenzio.

In tal modo non solo facilitiamo il lavoro di stomaco ed intestino, ma, attraverso la lingua, assorbiamo immediatamente l’energia del cibo facendo circolare nuovo Prana nel corpo.

Come osserva A. Van Lysebeth[10] l’omeopatia prescrive di trattenere o sciogliere lentamente sotto la lingua i medicamenti, i quali appaiono di natura più sottile che fisica.
Spesso tra le raccomandazioni relative a vitamine o altri integratori liquidi troviamo quella di trattenerli in bocca prima di ingoiarli.
Maggiore è infatti l’assimilazione dei principi attivi attraverso la mucosa orale.
Allo stesso tempo il Prana o energia insita in essi si diffonde rapidamente a tutti i livelli.

Attivare il processo di assimilazione del Prana
Mangiare meditando ovvero mangiare con consapevolezza

Liberiamo la mente da ogni altro pensiero….
Da ogni emozione sia negativa, che positiva….
Respiriamo più volte, lentamente, il tempo necessario a radicarci in noi stessi nel momento presente…… ad occhi chiusi seguiamo il cammino del respiro all’interno del corpo..

I pensieri positivi, l’equilibrio nelle emozioni, la capacità di guardarsi dentro con serenità…generano energia positiva che si irradia dentro e fuori di noi

Portiamo la consapevolezza su ciò che stiamo facendo: dare nutrimento alle nostre cellule, Prana nei nostri “kosha”, i corpi fisico, energetico, mentale[11]….

Seduti a tavola ringraziamo, in silenzio, per il cibo che abbiamo davanti, per coloro che lo hanno coltivato, raccolto e cucinato per noi…

Osserviamo l’acqua, il vino, il cibo che è presente nel piatto, portiamo su di esso la nostra mente con concentrazione yogica[12]
I colori…. le forme…..i differenti profumi….la consistenza….l’armonia della composizione…
Scegliamo da dove cominciare e prepariamo il primo boccone, né troppo piccolo, né troppo grande….
Iniziamo a masticarlo sentendone la consistenza e assaporandolo fino a che è ridotto in crema e viene deglutito.
Beviamo[13] a piccoli sorsi trattenuti in bocca, per assorbire l’energia.

Godiamoci le sensazioni che ogni boccone ci dona

Immaginiamo la sorgente,

la pianta, l’albero e i suoi frutti,

le radici, i semi e le spighe,

sentiamo il profumo delle spezie e delle erbe fresche…

Continuiamo il nostro pasto concentrati, assaporando ogni boccone, ogni sorso d’acqua, con gratitudine.

divisore fantasia geometrica

Nota

Secondo l’insegnamento ayurvedico l’acqua calda, dopo essere stata bollita per 15-20 minuti purifica, disintossica, facilita la digestione e aumenta l’energia.
Può essere conservata in un buon thermos per l’intera giornata.

Assumiamo in grande quantità alimenti freschi ricchi di acqua e nutrienti.

Bilanciamo il cibo asciutto con piccoli sorsi d’acqua.

Il cibo vivo e la moderazione nel mangiare e nel bere ci permettono di assimilare a tutti i livelli ciò di cui abbiamo bisogno lasciandoci in uno stato di grande energia.

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[1]Nuda o a contatto con fibre naturali.

[2]Nel talamo e in una parte della neocorteccia frontale avviene l’interpretazione cognitiva dello stimolo olfattivo.

[3]Il sapore umami corrisponde ad alcune sostanze come il glutammato e la salsa di soia. Sembra vi siano anche recettori per il sapore “grasso”.

[4]Da alcuni anni è emerso come i recettori olfattivi del naso siano presenti anche nelle cellule del gusto poste sulla lingua academic.oup.com

[5]Sensi spesso ottenebrati dai sapori artefatti creati dall’industria alimentare.

[6]Se coltivata rispettando l’equilibrio della terra (senza pesticidi, sostanze chimiche, inquinanti…) e mangiata così come la Natura ce la offre, cruda, in gran quantità. Con la minima alterazione possibile (sbucciare, tagliare, etc. iniziano ad alterare il frutto della terra) e il prima possibile dal tempo della raccolta. Consapevoli delle singole specifiche caratteristiche.

[7]Introduzione alla fisiologia sottile, in loyogadellatradizione.com – cakra

[8]Parafrasando Platone possiamo affermare che ciò che fa bene al corpo fa bene all’anima (e viceversa). Non si può curare il corpo se prima non si cura l’anima. Platone, Carmide, Opere complete, vol. IV, Laterza,1971.

[9]Cibo vivo sono i vegetali: frutta/i, verdure, ortaggi, semi germogliati, etc.…

[10]A. Van Lysebeth, Pranayama, la dinamica del respiro, Astrolabio, 1973

[11]Introduzione alla fisiologia sottile, in loyogadellatradizione.com – cakra

[12]Dhāraṇā, dhyāna, samadhi, (samyama): l’antaryoga

[13]In quantità minima durante il pasto e a sufficienza lungo la giornata per mantenere ben idratato il nostro organismo.

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