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OṀ AUM Oṃkāra Praṇava nella Māṇḍūkya Upaniṣad

simbolo om

Tratto dal libro: OṀ AUM Oṃkāra Praṇava Udgītha Ekākṣara
traduzioni e note a cura di Fabio Milioni e Liliana Bordoni, YCP, 2019
ED STAMPA: ISBN  978-88-31649-46-9
EPUB : ISBN  978-88-31649-95-7

Anche nella Māṇḍūkya[1], altra Upaniṣad fondamentale, troviamo l’insegnamento dell’OṀ, arricchito dal commentario di Ādi Śaṅkaracārya.

1.8
सोऽयमात्माध्यक्षरमोङ्कारोऽधिमात्रं पादा मात्रा मात्राश्च पादा अकार उकारो मकार इति ॥ ८ ॥
so’yamātmādhyakṣaramoṅkāro’dhimātraṃ pādā mātrā mātrāśca pādā akāra ukāro makāra iti || 8 ||

8. Lo stesso Ātman (che è stato descritto in precedenza con quattro quarti) è, dal punto di vista delle sillabe (akṣaram), ancora una volta AUM. L’AUM costituito da parti è visto dal punto di vista dei suoni (lettere, mātrāḥ). I quarti sono le lettere (parti) e le lettere sono i quarti. Le lettere qui sono A, U e M.

Ādi Śaṅkaracārya  bhāṣya (commentario)

Nella parola AUM viene dato rilievo a ciò che è indicato da diversi nomi. La parola AUM, che è stata spiegata in precedenza come ” Ātman che ha quattro quarti” è di nuovo lo stesso Ātman descritto qui dal punto di vista della sillaba in cui viene dato risalto al nome. Cos’è quella sillaba? Viene così risposto: AUM. È quella parola AUM che viene divisa in parti dal punto di vista delle lettere. Come? Quelle che costituiscono i quarti di Ātman  sono le lettere di AUM. Quali sono? Le lettere sono A, U e M.

Nella prima Upaniṣad  si dice: “AUM, la parola, è tutto questo”. La parola AUM è il nome (abhidhāna) che indica tutto (abhidheya) passato, presente, futuro e tutto ciò che va oltre la stessa concezione del tempo. Quindi AUM è il nome del Brahman. La seconda Upaniṣad dichiara che il Brahman è l’ Ātman. L’Ātman, con i suoi quattro quarti, è stato spiegato nella seguente Upaniṣad. Pertanto, tutte queste spiegazioni di AUM sono fornite dal punto di vista dell’Ātman, dando risalto a ciò che è indicato dai nomi. Ora AUM stesso è spiegato dal punto di vista della parola, questo è il nome che indica Ātman, ovvero la Realtà Suprema.

1.9
जागरितस्थानो वैश्वानरोऽकारः प्रथमा मात्राऽऽप्तेरादिमत्त्वाद्वाप्नोति ह वै सर्वान्कामानादिश्च भवति य एवं वेद ॥ ९ ॥
jāgaritasthāno vaiśvānaro’kāraḥ prathamā mātrā”pterādimattvādvāpnoti ha vai sarvāṅkāmānādiśca bhavati ya evaṃ veda || 9 ||

9. Colui che è Vaiśvānara[2], avendo come ambito di attività lo stato di veglia, è A, la prima lettera (di AUM) a causa della sua pervasività o essendo la prima (queste sono le caratteristiche comuni di entrambi). Chi lo sa raggiunge il soddisfacimento di tutti i desideri e diventa preminente (tra tutti).

Ādi Śaṅkaracārya bhāṣya (commentario)

Vengono qui evidenziati gli elementi di specifica somiglianza specifica tra loro. Ciò che è Vaiśvānara, la cui sfera di attività è lo stato di veglia, è la prima lettera di AUM. Qual’è la tra essi la caratteristica comune? Viene spiegato in questo modo: il primo punto di somiglianza è la pervasività. Tutti i suoni sono pervasi da A. Questo è corroborato dal passaggio della Śruti,Il suono A è il tutto della parola“. allo stesso modo l’intero universo è pervaso da Vaiśvānara come è evidente dal passaggio della Śruti: “Il Paradiso effulgente è il capo di questo, il Vaiśvānara Ātman“, ecc. L’identità del nome e dell’oggetto, indicata dal nome, è già stata descritta. La parola “Ādimat” significa che questo ha un inizio. Così come la lettera A ha un inizio, allo stesso modo anche Vaiśvānara ha un inizio. Vaiśvānara è identico ad A per questa comune caratteristica. Colui che conosce questa identità ottiene il seguente risultato: Chi ciò conosce, ovvero l’identità sopra descritta, ha soddisfatto tutti i suoi desideri e diventa il primo dei grandi.

1.10
स्वप्नस्थानस्तैजस उकारो द्वितीया मात्रोत्कर्षादुभयत्वाद्वोत्कर्षति ह वै ज्ञानसन्ततिं समानश्च भवति नास्याब्रह्मवित्कुले भवति य एवं वेद ॥ १० ॥
svapnasthānastaijasa ukāro dvitīyā mātrotkarṣādubhayatvādvotkarṣati ha vai jñānasantatiṃ samānaśca bhavati nāsyābrahmavitkule bhavati ya evaṃ veda || 10 ||

10. Taijasa[3], la cui sfera di attività è lo stato di sogno, è U (उ), la seconda lettera (di AUM) a causa della superiorità o per il fatto di trovarsi tra i due. Chi conosce questo raggiunge una conoscenza superiore, è trattato allo stesso modo da tutti e non trova nessuno nella sua linea [genealogica] che non sia un conoscitore del Brahman.

Ādi Śaṅkaracārya bhāṣya (commentario)

Ciò che è Taijasa, avendo come sua sfera di attività lo stato del sogno è U (उ) la seconda lettera di AUM. Qual è il punto di somiglianza? Viene così risposto: l’unica caratteristica comune è la superiorità. La lettera U: è, per così dire, “superiore” ad A; allo stesso modo Taijasa è superiore a Viśva. Un’altra caratteristica comune è: la lettera U (उ) è intermedia tra le lettere A (अ) e M (म). Allo stesso modo Taijasa si trova tra Viśva e Prajñā. Pertanto, la caratteristica comune è questa condizione di essere nel mezzo. Quindi viene descritto l’esito di questa conoscenza. La conoscenza (del conoscitore di questa identità) in continuo aumento, cioè il suo potere di conoscenza si accresce considerevolmente. È tenuto nella stessa considerazione da parte di tutti, ovvero i suoi nemici, come i suoi amici, non lo invidiano. Inoltre, nella sua famiglia non è nato nessuno che non conosca il Brahman.

1.11
सुषुप्तस्थानः प्राज्ञो मकारस्तृतीया मात्रा मितेरपीतेर्वा मिनोति ह वा इदं सर्वमपीतिश्च भवति य एवं वेद ॥ ११ ॥
suṣuptasthānaḥ prājño makārastṛtīyā mātrā miterapītervā minoti ha vā idaṃ sarvamapītiśca bhavati ya evaṃ veda || 11 ||

11. Prajñā[4] la cui sfera è il sonno profondo è M (म) la terza parte (lettera) di AUM, perché è sia la misura sia quella in cui tutte si unificano. Chi ciò conosce l’(identità di Prajñā e M) è in grado di misurare tutto (realizzare la vera natura del mondo) e comprende anche tutto dentro di sé [conosce Sé stesso].

Ādi Śaṅkaracārya bhāṣya (commentario)

Colui che è Prajñā associato al sonno profondo è M (म) il terzo suono (lettera) di AUM. Qual è la caratteristica comune? È così spiegato. Ecco questa la caratteristica comune: la parola mātrā[5], nel testo significa “misura”. Poiché l’orzo viene misurato da prastha[6], così anche Viśva e Taijasa sono, per così dire, misurati da Prajñā durante la loro evoluzione (utpātti) e involuzione (pralaya) dal loro aspetto e scomparsa in Prajñā (sonno profondo).
Allo stesso modo, dopo aver terminato una volta l’espressione di AUM, quando questa viene reiterata, i suoni (lettere) A e U, per così dire, si fondono ed emergono da M. Un’altra caratteristica comune è descritta dalla parola “apitah[7] che significa “diventare uno”.
Quando viene pronunciata la parola AUM, i suoni (lettere) A e U diventano uno, per così dire, nell’ultimo suono (lettera) M.
Allo stesso modo, Viśva e Taijasa diventano uno (si fondono) in Prajñā nel sonno profondo. Pertanto, Prajñā e il suono M sono identici a causa di questa base comune che è la radice di entrambe.
Ora viene descritto il merito di questa conoscenza. (di colui che conosce, ha la Sapienza di questa identità): la ha comprensione del tutto, cioè la natura reale dell’universo. Inoltre, si rende conto di essere l’Uomo, la causa dell’universo, cioè Īśvara. L’enumerazione di questi meriti secondari ha lo scopo di esaltare i mezzi principali (che conducono alla Sapienza).

1.12
अमात्रश्चतुर्थोऽव्यवहार्यः प्रपञ्चोपशमः शिवोऽद्वैत एवमोङ्कार आत्मैव संविशत्यात्मनाऽऽत्मानं य एवं वेद ॥ १२ ॥
amātraścaturtho’vyavahāryaḥ prapañcopaśamaḥ śivo’dvaita evamoṅkāra ātmaiva saṃviśatyātmanā”tmānaṃ ya evaṃ veda || 12 ||

12. Ciò che non ha parti (senza suono), incomprensibile (con l’aiuto dei sensi), la cessazione di tutti i fenomeni, tutta la beatitudine e l’AUM non duale, è il Quarto[8] e in verità identico all’Atman. Chi ciò conosce [avendone la Sapienza] si fonde nel Sé.

Ādi Śaṅkaracārya bhāṣya (commentario)

L’amātraḥ[9] (senza suono) è ciò che non ha parti (suoni o lettere). Questo AUM privo di parti, che è il Quarto, non è altro che il puro Ātman. È incomprensibile, perché sia la parola che la mente che corrispondono al nome e l’oggetto[10] [la forma] scompaiono o cessano di manifestarsi; il nome e l’oggetto (che è indicato dal nome,) che sono solo forme di parola e mente, cessano o scompaiono (nell’AUM senza parti); è la cessazione dell’illusione del mondo fenomenico ed è identica alla non-dualità.
AUM, così inteso, ha tre suoni che sono gli stessi dei tre quarti e quindi AUM è identico all’Ātman. Colui che conosce questo si fonde con sé stesso nel Sé che è la Realtà suprema.
Quelli che conoscono il Brahman, cioè quelli che realizzano la Realtà suprema, si fondono nel Sé, perché nel loro caso la nozione della causa che corrisponde al terzo quarto dell’Ātman viene distrutta (bruciata).
Non sono nati di nuovo, perché Turīya non è una causa. Infatti, il serpente illusorio che si è fuso nella corda mediante la discriminazione del serpente dalla corda, a coloro che conoscono la distinzione tra loro non riappare come prima, con qualsiasi sforzo della mente (a causa delle impressioni precedenti).
Per gli uomini (di intelletto noioso o mediocre che si considerano ancora studenti di filosofia, che hanno rinunciato al mondo, percorrendo il sentiero della Virtù) che conoscono le caratteristiche comuni tra i suoni (mātrāḥ) e i quarti (o parti) come descritto sopra, per loro AUM, se meditato in modo adeguato, diventa un grande aiuto per la realizzazione del Brahman. Lo stesso [concetto] è espresso nel seguente Kārikā: “I tre stadi inferiori della vita, ecc.” (Māṇḍūkya Kārikā, Advaita Capitolo 16).

divisore fantasia geometrica

[1]n.d.c.: La Māṇḍūkya Upaniṣad fa parte dell’Atharva Veda. Insieme alle Kārikā di Gauḍapāda ed il commento di Śaṅkara costituisce l’opera più significativa e più profonda, in senso filosofico e dottrinario, del Vedānta Advaita. Costituisce, da sola, il fondamento della realizzazione metafisica; la Mukti Upaniṣad afferma al riguardo: «Se la mèta consiste nel raggiungere la suprema verità, allora la sola Māṇḍūkya Upaniṣad è sufficiente». L’Upaniṣad esamina i tre stati dell’Essere (Virāṭ, Hiraṇyagarbha, Īśvara) considerandoli semplicemente un’ombra-luce, un fenomeno del Quarto stato o Turīya che è la Realtà assoluta.

[2]Vaiśvānara वैश्वानर: l’onnipervadente”; una delle cinque forme naturali di Agni (dio vedico dell’illuminazione divina). Questa forma, conosciuta come Vaiśvānara, rappresenta il potere di digerire, presente in tutte le cose, in tutti gli esseri. È il supporto della vita. Una delle otto forme del fuoco (agni) da assegnare alle parti del corpo dell’aspirante discepolo durante i riti preliminari prima della dīkṣā दीक्षा, l’Iniziazione (cfr: Dīkṣā दीक्षा Sampradāya सम्प्रदाय Paramparā परम्परा in www.academia.edu).

[3]Taijasa तैजस. Secondo il Vedānta, in Sé individuale nello stato di sogno.

[4]Sapienza; nel Vedānta lo stato di sonno profondo.

[5]mātrā मात्रा: misura, quantità, indica il tempo necessario per pronunciare una sillaba.

[6]prastha प्रस्थ: unità di peso corrispondente a 400 grammi, spesso usata in varie ricette āyurvediche e preparazioni alchemiche.

[7]apitaḥ अपितः abl. di apīti अपीति: lett. entrando, avvicinandosi

[8]Nel Vedānta, Turya तुर्य: il quarto stato dell’anima in cui si diventa tutt’uno con il Brahman.

[9]amātraḥ अमात्रः da amātra अमात्र

[10]nāmarūpa नामरूप: nome e forma

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