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Mudrā e doṣa – 1

I Mudrā

La parola Mudrā[1], “sigillo, marchio, gesto”, indica un gesto simbolico utilizzato nella pratica spirituale di numerose religioni e tradizioni, sia occidentali che orientali. La sua origine è sconosciuta e il suo significato e scopo varia a seconda del contesto in cui è usato. Nell’Induismo sono presenti centinaia di mudrā, rappresentati in opere artistiche e usati anche in cerimonie e danze.
Nello yoga essi si riferiscono a posizioni delle mani o del corpo con le quali si creano, a livello sottile, dei circuiti energetici che influenzano il flusso del prana in una specifica area del corpo.

Attraverso la pratica costante si acquisisce consapevolezza del flusso dell’energia vitale e la capacità di convogliarla verso ogni parte del corpo e anche al di fuori.
Alcuni mudrā possono controllare dei processi fisiologici involontari, che, in quanto tali, avvengono al di fuori della coscienza.

I mudrā vengono spesso utilizzati insieme con Asana, Prāṇāyāma e Pratyāhāra; e anche dopo la pratica di Prāṇāyāma e di Dhāraṇā, la concentrazione yogica, stando seduti in una posizione comoda e confortevole e focalizzandosi sulla respirazione consapevole[2].

In genere si può eseguire qualsiasi mudrā dai 5-10 minuti ai 15-30 minuti.
È bene iniziare con 5 minuti per aumentare poi gradualmente, ascoltando gli effetti a livello fisico, mentale ed emotivo.
Per la maggior parte dei mudrā viene consigliato di farli di prima mattina e a stomaco vuoto, oppure dopo almeno 2-3 ore dal pasto.
I mudrā eseguiti con profonda comprensione e consapevolezza possono fornire benefici mentali e fisici e accompagnare lo sviluppo spirituale.

I Panchamahabhuta
(l’anello di congiunzione)

In Ayurveda i Panchamahabhuta[3] sono i cinque elementi fondamentali all’origine della creazione, presenti nell’Universo (macrocosmo) e negli esseri viventi (microcosmo), dove contribuiscono alla costruzione e alla funzionalità dell’intero organismo[4], manifestandosi anche nei tre doṣa.
Gli elementi, dal più sottile al più denso, sono: Etere (Akasha), Aria (Vāyu), Fuoco (Agni), Acqua (Jala), Terra (Pthivī).
Ogni dito ha una corrispondenza con un elemento.

Pollice: Fuoco

Indice: Aria

Medio: Etere

Anulare: Terra

Mignolo: Acqua

I Doṣa

Secondo l’Ayurveda, dall’interazione tra i tre Maha Gua, sattva, rajas e tamas[5] e le influenze degli elementi emergono i tre doṣa[6]:

vāta ciò che muove le cose, formato principalmente da aria ed etere

pitta ciò che digerisce le cose, formato principalmente da fuoco e acqua

khapa ciò che tiene unite le cose, formato principalmente da terra e acqua.

In ogni persona sono presenti in misura variabile tutti e tre i doṣa; uno è predominante. Più raramente sono predominanti due doṣa.
Inoltre, a seconda del ciclo di vita, ve ne è uno prevalente; ad esempio, Vāta tende ad incrementarsi in ogni persona con l’avanzare degli anni.

L’influenza reciproca

Attraverso i mudrā -praticati con costanza e consapevolezza- colleghiamo, di volta in volta, uno o più elementi (etere, aria, fuoco, acqua, terra) in un circuito energetico in cui indirizzare il flusso del Prana.
In tal modo i mudrā -per la corrispondenza sopra descritta- possono riequilibrare l’eccesso o la carenza dei cinque elementi nei doṣa.
Lo squilibrio degli elementi in un senso o nell’altro è considerato dall’Ayurveda causa di malattia che si può manifestare nel corpo sia a livello materiale sia a livello sottile.
La pratica costante dei mudrā contribuisce a riportare l’armonia tra gli elementi e quindi la salute.

Vāta (aria ed etere)

La personalità con Vāta predominante ha, tra gli altri, i seguenti caratteri: secco, freddo, veloce, leggero, irregolare.
Vāta è movimento.
Se in equilibrio, apporta entusiasmo, intuizione, sostiene e facilita tutte le funzioni del corpo.
L’eccesso di Vāta porta squilibro nei sistemi digestivo, articolare, respiratorio e mentale (cambiamenti d’umore).
Per bilanciare queste qualità si possono sviluppare quelle opposte, attraverso una pratica costante della respirazione yogica e del prāṇāyāma, di allungamenti e di asana riscaldanti, assecondando il ritmo del respiro.

Sono preferibili posizioni sedute o sdraiate che mantengono il contatto con la Terra.
Poiché la mente Vāta facilmente si distrae, sono utili la concentrazione yogica (dhāraā) e la meditazione (dhyana) con la focalizzazione su un oggetto interno o esterno, ad esempio, usando l’olfatto con gli oli essenziali[7].
Coltivare la creatività in qualsiasi campo riduce la tensione e l’ansia, un riposo regolare e massaggi con oli vegetali contribuiscono a mantenere l’equilibrio.

Importanti sono anche la recitazione di un mantra e l’ascolto di musica rilassante.
Vāta ha bisogno di ritrovare l’equilibrio dei chakra del plesso solare, del cuore e della gola. Utile la recitazione dei corrispondenti Bija mantra[8].
Nell’alimentazione[9] è importante:

  • non far mancare cibi che favoriscono il radicamento, come tutte le radici commestibili
  • curare l’idratazione: bevande calde, acqua e tisane
  • usare erbe e spezie digestive
  • evitare bevande stimolanti e zuccheri aggiunti
  • preferire i sapori dolce[10], acido/aspro e salato (con moderazione)
  • condire con oli vegetali o ghee.

Nonostante, per Vāta dominante, spesso si raccomandi di consumare cibi cotti, anche per questo doṣa è importante mangiare frutta e verdure crude per l’apporto in nutrienti, tenendo anche conto dell’influenza, sulla personalità con Vāta dominante, degli altri doṣa.
Di seguito alcuni mudrā[11] per alleviare l’eccesso di Vāta.

Vāyu Mudrā
Vāyu[12] Mudrā regola l’elemento aria nel corpo, diminuendolo.

foto di vayu mudra

Per eseguirlo:

  • pieghiamo l’indice per toccare la base del pollice
  • pieghiamo il pollice, premendolo sopra la seconda falange dell’indice per tenerlo fermo.
  • tutte le altre dita sono tese e dritte.

Chiudiamo gli occhi e concentriamoci sul respiro.
Si può tenere il mudrā dai 5 ai 10 minuti, 2-3 volte al giorno, fino a che non si prova beneficio.
Anche se viene talora consigliato di praticarlo a stomaco vuoto, Vāyu mudrā, nella posizione di Vajrāsana, può aiutare la digestione dopo un pasto pesante.
Esso calma la mente, rilassa il sistema nervoso, quello linfatico e i muscoli.

Molto efficace per i disturbi di stomaco in genere: mantenuto per 10 minuti mattina e sera può contribuire a risolve i problemi gastrici.
Sembra possa alleviare anche alcuni dolori articolari ed essere benefico per gli occhi e la pelle.

Shunya Mudrā
Diminuisce l’elemento etere, portando sollievo dagli eccessi di Vāta.

foto di shunya mudra

Per eseguirlo:

  • portiamo la punta del dito medio alla base del pollice
  • poniamo il pollice sulla seconda falange del medio e premiamo leggermente
  • le altre tre dita sono distese quanto possibile.

Chiudiamo gli occhi concentrandoci sul respiro.
È utile per i problemi alle orecchie.
Può contribuire a diminuire anche alcuni fastidi relativi al cuore.
Si può mantenere anche per 30 minuti al giorno fino a che non si rileva un beneficio.

Hridaya mudrā
Hridaya Mudrā o Apana Vāyu Mudrā, il gesto del cuore.

foto di hridaya mudra
foto di hridaya mudra

Per eseguirlo:

  • poniamo le mani sulle ginocchia con i palmi rivolti verso l’alto
  • pieghiamo l’indice e mettiamolo alla base del pollice
  • uniamo le punte del pollice, del medio e dell’anulare, premendo leggermente.
  • il mignolo rimane esteso il più possibile.

Chiudiamo gli occhi concentrandoci sul respiro.
Si può mantenere 10 minuti per 3 volte al giorno o fino a 30 minuti ogni giorno.
Si può anche praticare a stomaco pieno.
È benefico per il cuore e aiuta a liberare le emozioni represse.
Può ridurre gli effetti dell’acidità.

Apana Mudrā
È considerato il mudrā della purificazione.

foto di apana mudra
foto di apana mudra

Per eseguirlo:

  • pieghiamo il medio e l’anulare
  • uniamo i due polpastrelli con quello del pollice
  • l’indice e il mignolo sono tenuti dritti.

Chiudiamo gli occhi e concentriamoci sul respiro.
Si può mantenere dai 10 ai 30 minuti.
Meglio a stomaco vuoto o circa 2-3 ore dopo il pasto.
In genere, il momento ideale per eseguire l‘Apana mudrā è la mattina presto per stimolare il movimento intestinale.
Attivando il fuoco digestivo questo mudrā -se praticato regolarmente- incrementa il metabolismo e potenzia la digestione.
Può essere utile anche in caso di nausea e iperacidità.

Varun(a) Mudrā
Il suo nome deriva da Varun, il dio indù dell’acqua e della pioggia.

foto di varuna mudra
foto di varuna mudra

Varun(a) mudrā bilancia l’elemento acqua nel corpo, aumentandolo in caso di carenza.

Per eseguirlo:

  • uniamo la punta del mignolo e la punta del pollice premendoli solo leggermente.
  • teniamo distese le altre tre dita.

Chiudiamo gli occhi concentrandoci sul respiro.
Questo mudrā facilita il flusso dell’acqua nel corpo, mantenendolo idratato e purificandolo.
Allevia l’acidità di stomaco e il reflusso, facilita la digestione (incremento dell’elemento fuoco).
Apporta chiarezza e stabilità mentale. Stimola il chakra sacrale.
Evitarlo in caso di raffreddore, influenza e tendenza alla ritenzione di liquidi nei tessuti del corpo.

Va praticato con moderazione da coloro che hanno Pitta e Kapha predominante.
Si può fare ogni volta si avverta secchezza della pelle, degli occhi, della gola e costipazione.
Per 10-15 minuti più volte o per 20-30 minuti una volta al giorno.
Preferibilmente durante la mattina.

Gyan Mudrā
La parola Jnana o Gyan indica la conoscenza intuitiva e la saggezza.
È anche conosciuto come il gesto psichico della coscienza.

foto di gyan mudra
foto di gyan mudra

Per eseguirlo:

  • in ogni mano, portiamo la punta dell’indice all’interno della seconda falange del pollice. Si può portare l’indice anche alla base del pollice.
  • premiamo leggermente le due dita
  • teniamo le altre tre dita tese.

Chiudiamo gli occhi e concentriamoci sul respiro.
Si può mantenere dai 5 ai 30 minuti.
Ha molti benefici per il sistema nervoso e il sistema endocrino.
È di solito usato durante la concentrazione yogica e la meditazione.

Matangi Mudrā
È il mudrā di Matangi, la dea dell’armonia profonda.

foto di matangi mudra
foto di matangi mudra

Per eseguirlo:

  • uniamo le mani davanti al plesso solare o Manipura chakra
  • incrociamo tutte le dita tranne i medi che rimangono distesi e sono uniti
  • il pollice sinistro è piegato sotto al destro.

Respirando, ci focalizziamo sull’apparato digerente.
Si può recitare interiormente il bija mantra corrispondente al plesso solare: RAM.
Il mudrā si può mantenere 5-10 minuti per 2-3 volte al giorno oppure 30 minuti una sola volta, ma viene consigliato di farlo lontano dai pasti.

Riequilibra il plesso solare, ha effetto benefico sui problemi dell’apparato digerente anche di origine emotiva, fortifica gli organi digestivi aumentando il fuoco digestivo e i sistemi circolatorio e linfatico.
Può essere utile anche in caso di ansietà in quanto apporta pace e serenità.
Rafforza il ritmo respiratorio.
Le persone che hanno una pressione alta o Pitta predominante dovrebbero praticarlo con molta moderazione e per brevissimo tempo.

divisore fantasia geometrica

[1]mudra e bandha

[2]la respirazione yogica

[3]Pañcan “cinque”, Mahat, “grande”; Bhūta, “ciò che è venuto in esistenza”

[4]la realta secondo layurveda

[5]Sono i tre principi o qualità della coscienza che regolano le forze cosmiche, quelle legate all’ambiente e quelle biologiche.

[6]la realta secondo layurveda

[7]meditazione con seme
olfatto – meditazioni con gli oli essenziali

[8]yogaterapia immunita e ossido nitrico – pratica iii

[9]nutraceuti e cibi funzionali
pranzi cene lavoro
healthy lifestyle always and everywhere a wellness vademecum

[10]Alcuni cibi considerati energeticamente dolci: frutta dolce, riso, farro, grano, avena, quinoa, ortaggi a radice, yogurt biologici.

[11]Alcuni testi di riferimento:
Gertrud Hirsch, Mudra lo Yoga delle Mani, Ed. Il punto d’Incontro, traduzione G. Amici, www.ilgiardinodeilibri.it;
Stéphanie e Serge Villecroix, Le Mudra, Xenia ed.
www.ilgiardinodeilibri.it

[12]Aria, gas.

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