La malattia è il tentativo del corpo e dello spirito di ritrovare l’equilibrio perduto a seguito di molteplici cause: uno stile di vita non sano e non in armonia con la propria interiorità, l’inquinamento di terra, acqua e aria, una alimentazione povera dei nutrienti essenziali, i cambiamenti di stagione, eccesso di fatica e stress, choc emotivi e psicologici, contrarietà e delusioni, insoddisfazione, etc.
La malattia può “installarsi” in una coscienza che, oltre a perdere l’equilibrio, presenta un terreno (dosha e dathu) indebolito. L’attenzione viene posta dall’Ayurveda soprattutto sul rafforzamento del sistema immunitario e dell’organismo verso gli agenti patogeni.
Il principio è:
rafforzare il positivo per “togliere terreno” al negativo
concetto che si può applicare con successo anche in campo psicologico e pedagogico[1].
Esso corrisponde alla pratica Yoga Pratipaksha Bhavanam (in sanscrito, pratipaksha=opposto; bhavana= coltivare) -contemplata negli Yogasutra di Patañjali- di contrastare i pensieri negativi coltivando i pensieri positivi[2].
Tra le ricorrenti cause di malattia individuate dall’Ayurveda vi sono i fattori dietetici (alimentazione inadeguata e squilibrata) e uno stile di vita scorretto.
In particolare, i processi principali alla base della malattia sono:
- alterazione dei dosha,
- deterioramento del fuoco digestivo,
- formazione di tossine,
- patogenesi vera e propria[3]
1. I dosha si possono alterare (indebolimento e deterioramento, eccessi e squilibri) soprattutto a causa di una dieta inappropriata. Le cause:
- la dieta, quando vengono assunti alimenti non adatti al proprio tipo costituzionale;
- l’età, il dosha predominante, a causa dell’età, è soggetto a naturale deterioramento. Unito ad altri fattori che incidono negativamente, legati al comportamento, stile di vita, dieta etc. può predisporre ad un incremento dell’alterazione stessa;
- la stagione: il clima, oggi non più corrispondente alle stagioni, influenza in parte i dosha, che ne risentono di più quando si uniscono altri fattori negativi, come una dieta inadeguata per quello specifico clima;
- lo stile di vita che include tutte le attività della giornata: dal risveglio al sonno, dall’igiene personale alle abitudini alimentari, dalle attività fisiche, sportive, artistiche, al tempo per meditare, al lavoro e allo svago. Fanno parte dello stile di vita anche i fattori psicologici ed emotivi collegati al “modo” specifico con cui si vivono e affrontano gli eventi di vita.
2. Spesso la riduzione dei dosha è conseguente alla riduzione di agni (una manifestazione o forma di pitta), il fuoco digestivo, la cui condizione influenza fortemente la salute. Da esso dipendono i processi digestivi e metabolici del tratto gastrointestinale: dallo stomaco al fegato, dai tessuti alle cellule di tutto il corpo. La digestione e la trasformazione che esso opera avviene a livello fisico e psicologico (quante esperienze ed emozioni non riusciamo a digerire?).
Secondo l’Ayurveda l’alterazione di agni è una conseguenza di quella dei dosha in particolare è riconducibile all’eccesso di kapha e vata.
Le alterazioni metaboliche che ne derivano possono perlopiù ricondursi alla dieta e allo stile di vita. Tra le cause:
- abuso di cibi freddi
- eccesso di liquidi
- sovralimentazione o digiuno
- cibi indigesti
- abuso di carne
- mancato rispetto dei tempi digestivi
- combinazione errata degli alimenti
- scarsa qualità e preparazione dei cibi inadeguata
- assunzione di cibi incompatibili con la propria costituzione, con il clima, etc.
- sonno insufficiente
- scarsa attività motoria
- eccesso di stress prolungato
- repressione dei 13 impulsi naturali
- altre cause specifiche legate alla persona e all’ambiente
3. Formazione di tossine (ama) che comprendono i fisiologici scarti metabolici e cellulari; sostanze nocive derivanti da errori dietetici; inquinanti di vario tipo, soprattutto ambientali. Ama è collegata all’indebolimento di agni e delle sue funzioni.
Il processo dinamico che conduce alla malattia è dovuto -secondo l’Ayurveda- a 3 principali cause di malattia:
– la prima, la dimenticanza da parte dell’individuo della naturale unità tra materia e spirito, (prajna-aparadha, una sorta di errore cognitivo).
Manas (mente) offusca la chiarezza dell’intelletto superiore e discriminante (buddhi), creando la convinzione sbagliata che solo il mondo delle apparenze è reale e generando così scelte erronee e continui desideri, alla ricerca di un piacere sempre insufficiente e quindi destinato a produrre insoddisfazione.
– la seconda, il mancato adeguamento ai cambiamenti prodotti dal trascorrere del tempo, caratterizzati da un mutamento nella attività dei dosha (oscillazioni) e nei loro rapporti quantitativi. Tali cambiamenti sono relativi a:
a-cicli di vita, la cui durata è legata alla specificità dell’individuo:
- infanzia (predomina kapha);
- età adulta (predomina pitta);
- maturità (predomina vata);
b-cicli giornalieri in cui ogni dosha predomina secondo uno schema preciso:
- kapha dalle 6 alle 11 del mattino e dalle 18 alle 23 -funzione eliminativa
- pitta dalle 11 alle 14 “ “ e dalle 23 alle 2 -funzione digestiva
- vata dalle 14 alle 18 “ “ e dalle 2 alle 6 -circolazione
c-cicli stagionali. Ogni forma di vita risente dei cambiamenti della natura e i dosha
oscillano secondo un periodo di accumulo che precede la fase in cui si manifestano al
massimo (descritta sotto), a cui segue una fase di attenuazione:
- vata: autunno e inizio dell’inverno-freddo e secco;
- kapha: inverno e inizio primavera-freddo e umido;
- pitta: primavera ed estate-umido e caldo.
– la terza, contatto eccessivo o insignificante degli organi dei sensi con gli oggetti di percezione. Nel contatto salutare tra l’organo di senso e l’oggetto, di questo viene assorbita una parte di energia che va a nutrire i corpi più sottili dei kosha, mentre cibo e acqua nutrono l’involucro fisico.
4. La patogenesi vera e propria. Il concetto di “patologia”, in Ayurveda, è dinamico e la malattia è considerata parte di un processo in cui il concorrere di molteplici cause (sopra descritte) contribuisce all’alterazione in negativo dell’equilibrio.
Sono sei gli stati fisiologici attraverso i quali si arriva alla patologia:
- il disequilibrio dei dosha (che è possibile correggere);
- l’accumulazione di tossine nel loro luogo d’origine inizia a rallentare la circolazione energetica ed impedisce la nutrizione dei tessuti periferici;
- l’aggravamento dei dosha che si accrescono fino ad un massimo nella sede d’origine;
- la propagazione dei dosha verso altri canali: il tratto gastrointestinale, la parte periferica del corpo e le vie dirette agli organi vitali;
- la localizzazione; il disequilibrio si manifesta in aree specifiche più indebolite o critiche, in particolare nei canali circolatori e nei tessuti;
- la manifestazione della malattia con le caratteristiche generali e specifiche, i sintomi, le complicazioni e la prognosi;
- la differenziazione o complicazione in cui si delinea una specifica patologia sulla base del dosha dominante, del numero dei dosha coinvolti, delle loro qualità e del tessuto collegato.
In caso di malattie gravi o incurabili l’Ayurveda persegue l’obiettivo di migliorare il benessere e lo spirito positivo del malato.
Le malattie incurabili vengono considerate come malattie karmiche (legate alle azioni compiute in vite anteriori).
L’Ayurveda consiglia di cercare le soluzioni anche a livello sottile, affiancando ai rimedi “classici”, la meditazione, la ripetizione dei mantra, l’ascolto e la lettura dei testi antichi e dei Maestri.

Bibliografia di riferimento
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Saverio Sani, Ṛgveda. Venezia, Marsilio, 2000,
Sebastian Pole, Una vita autentica, Macroedizioni
Alessandra Loffredo, guidaIndia.com
Gli articoli sull’Ayurveda sono stati tratti dal libro:
L. Bordoni, Śauca, purezza e purificazione (shuddhi), la base della Sādhanā yogica, IBS 9788892644540; in www.ibs.it

[1]Si tratta di prevenire la malattia, curando la buona salute, nel modo più possibile “naturale”. Concetto che, ancor oggi, trova difficoltà ad affermarsi nella moderna medicina occidentale. Anche per gli enormi interessi delle case farmaceutiche a mantenere gli individui malati cronicamente.
[2]“Vitarka badhane pratipaksha bhavanam’’ (II, Sutra 33-34): contrastare i pensieri negativi coltivando gli opposti. Il negativo si può identificare in tutto ciò che non rispetta i principi (astinenze ed osservanze) espressi negli Yama e Niyama, i primi due fondamentali ed ineliminabili “gradini” dello Yoga.
[3]Per un approfondimento relativo alla patogenesi e agli esami diagnostici secondo l’Ayurveda si rimanda al testo di F. J. Ninivaggi, “l’Ayurveda, una medicina con una tradizione antica di seimila anni”, Ubaldini 2002.