Secondo i testi sacri di śruti e smṛti, la manifestazione dell’universo così come la percepiamo attraverso i sensi, si sviluppa dall’alto verso il basso, dal sottile allo spesso.
Cercheremo di sintetizzare l’insieme di tale sviluppo (pariṇāma) in termini semplificati.
Il loro approfondimento, basato sulle fonti, sarà possibile consultando gli specifici scritti monografici.
Il Brahman nirguṇa (senza qualificazioni) è indicibile e non conoscibile. L’aspetto conoscibile è rappresentato dal Brahman saguṇa (qualificato).
Tale qualificazione a sua volta ha due aspetti: quello ‘non agente’ (‘l’osservatore’, dṛg) costituito dal Puruṣa (Atman, Śiva, uomo cosmico), che per la sua sola presenza consente il dispiegarsi dell’aspetto attivo della manifestazione, rappresentata da Prakṛti (Śakti, Māyā, la Natura), l’aspetto visibile, percepibile (‘l’osservato’, dṛśya).
In Prakṛiti sono coesistenti i tre guṇa, principi operativi fondamentali: sattva-guṇa, (associato alla creazione, essenza sottile), rajas-guṇa, (associato alla preservazione, attività) e tamas-guṇa (associato alla distruzione, inerzia).
Finché i tre guṇa sono in perfetto equilibrio tra di loro la manifestazione non si dispiega. Viceversa, con l’azione posta in essere da Prakṛti (Śakti, Māyā) l’equilibrio si rompe e la manifestazione si realizza con passaggi successivi, dando vita a ‘principi-essenze’ definiti tattva. In tale processo un’azione fondamentale è svolta dall’energia vitale che tutto sostiene e pervade: il Prāṇa.
Tale processo trova una descrizione precisa nella visione (darśana) Sāṃkhya (enumerazione).

L’universo, così come lo conosciamo e percepiamo, costituisce l’esito finale della manifestazione.
Partendo dal piano materiale, risalendo verso il principio ultimo, i grandi Ṛṣi hanno percorso a ritroso l’intero cammino, fino all’Illuminazione finale, di cui hanno lasciato testimonianza. Successivamente i grandi Maestri (Ācārya), ricordando le rivelazioni dei Ṛṣi, hanno continuato l’opera d’insegnamento, lasciando testimonianze scritte e commentari esplicativi.
I testi di Śruti e Smṛti contengono le testimonianze di entrambi, basandoci sulle quali proseguiamo la descrizione.
Ciascuno di noi percepisce la manifestazione esclusivamente tramite i sensi (di percezione e di movimento) e la mente razionale. Questa dimensione viene identificata come annamāyākośa, il corpo fisico fatto di cibo.
Molti pensano che sia tutto qui, in realtà il corpo fisico costituisce solo l’involucro più interno di una manifestazione individuale ben più complessa, costituita da cinque strati (kośa, involucri, guaine):
- annamāyākośa: corpo materiale fatto di cibo
- prāṇamāyākośa: corpo energetico
- manomāyākośa: corpo mentale
- vijñanamāyākośa: corpo sovra-razionale
- ānandamāyākośa: corpo di beatitudine

Limitandoci ai primi due strati, possiamo concentrare l’attenzione sull’aspetto ‘energia’, l’energia vitale che viene identificata con il termine prāṇa. Prāṇamāyākośa è la dimensione espansa del corpo fisico, da essa dipendente: tutte le funzioni vitali del corpo fisico sono possibili esclusivamente grazie alla presenza dell’energia vitale. Il prāṇa, pur non essendo ‘visibile’, è percepibile in modo indiretto (inferenza) in relazione alla sua presenza o assenza: senza il prana le funzioni vitali cessano. Per consentire un avvicinamento alla consapevolezza del prana possiamo prendere ad esempio l’analogia tra fisica classica e fisica quantistica; la fisica classica indaga e descrive tutto ciò che è percepibile sul piano fisico, è una parte della realtà, ma non è la Realtà. La fisica quantistica, spingendo l’indagine al livello infinitamente microscopico, ha scoperto e dimostrato che tutta la materia di cui siamo costituiti non è altro che una ‘vibrazione’ energetica. Il Prāṇa, così come l’hanno rivelato e descritto i grandi Ṛṣi, non è altro che il livello superiore di ciò che la fisica quantistica è arrivata a scoprire. Semplificando, il Prāṇa corrisponde al ‘principio unificato’ delle forze dell’Universo che i ricercatori hanno teorizzato e che stanno ancora cercando.
Il corpo pranico, prāṇamāyākośa, non è visibile, ma esiste (come non sono visibili le onde elettromagnetiche nelle quali siamo immersi, senza le quali non potremmo parlare al telefono o vedere la televisione, e dalle quali subiamo effetti nefasti). Co-esiste con il nostro corpo, ma non s’identifica in esso.
Possiamo immaginare il nostro corpo come immerso in un campo energetico dal quale siamo alimentati e che sostiene tutte le funzioni fisiche di cui abbiamo consapevolezza.
Questo campo energetico ha una sua dimensione, delle regole con le quali si manifesta, si sviluppa ed agisce. Lo chiamiamo Prāṇa (in maiuscolo) per identificarlo nella sua espressione universale e generale.
A livello del singolo individuo, il Prāṇa, l’energia vitale universale, si manifesta generando un campo energetico specifico, il corpo pranico. Il corpo pranico individuale costituisce una parte infinitesima del Prāṇa universale: è come una singola goccia dell’oceano; ha le sue caratteristiche specifiche, ma è parte del tutto. Quindi tra corpo pranico individuale e Prāṇa universale non esiste un confine, è un unico continuum.
Internamente al corpo pranico individuale, in relazione alle specifiche funzioni e riflessi sul piano fisico, troviamo i Vāyu (venti, soffi vitali), funzioni specifiche del Prāṇa:

Prāṇavāyu: composto dalle parole prāṇa, energia vitale e vāyu, soffio, respiro. E’ anche conosciuto come prāṇavāta.
Il vāyu, che scorre dentro (governa) la cavità della bocca, è chiamato prāṇa. È la specializzazione del prāṇa che sostiene la vita: l’inspirazione dell’aria, l’assunzione di acqua e cibo e, a livello sottile, la ricezione delle esperienze mentali e sensoriali.
Contribuisce al sostentamento generale del corpo a tutti i livelli. Il prāṇavāyu è identico all’energia del centro nervoso nel midollo. È la causa primaria che governa le nostre facoltà cognitive e organiche. È associato al cakra anāhata.
Apānavāyu: composto dalle parole apāna, verso il basso, e vāyu, soffio, respiro. È anche conosciuto come apānavāta. Le sue funzioni consistono nel far uscire il feto, espellere le feci e nell’evacuare l’urina, lo sperma e il sangue catameniale. L’apāna è identico all’energia del plesso ipogastrico.
Apānavāyu circola sotto l’ombelico, nella regione della vescica. A livello sottile governa l’eliminazione delle esperienze mentali e sensoriali negative. È associato al cakra mūlādhāra.
Samānavāyu: composto dalle parole samāna, universale o pervadente, e vāyu, soffio, respiro. È anche conosciuto come samānavāta. Stimola il fuoco digestivo e l’assorbimento a tutti i livelli, fisici, sensoriali ed emotivi. Il Samānavāyu scorre e governa lo stomaco (Amāśaya) e la regione dell’intestino (Pakvāśaya). Il samānavāyu è identico all’energia del plesso epigastrico. È associato al cakra maṇipūra.
Udānavāyu: composto dalle parole udāna: verso l’alto e vāyu, soffio, respiro. È anche conosciuto come Udānavāta. La sua funzione è di sostenere il funzionamento dei sensi permettendoci di comunicare con l’esterno; di governare il tono muscolare; di contribuire al sostentamento generale del corpo nello svolgere le sue funzioni vitali. È l’energia trasformativa che presiede alla parola e all’espressione del sé. È associato al cakra viśuddha, localizzato al livello del collo e della testa.
Vyānavāyu: composto dalle parole vyāna: circolante o pervadente e vāyu, soffio, respiro. È anche conosciuto come Vyānavāta, termine che si riferisce a movimenti generali, pervadenti.
Vyāna agisce attraverso l’intero organismo e le sue funzioni consistono nella circolazione del prāṇa nelle nāḍī , della linfa vitale e del sangue in tutto il corpo e nella traspirazione. Al livello sottile governa la circolazione dei pensieri e delle emozioni. Poiché trasporta il Prāṇa non ha una precisa localizzazione, ma pervade tutto il corpo. È associato al cakra svādhiṣṭhāna.
La circolazione del Prāṇa, nelle sue varie funzioni (vāyu) avviane lungo quelle che possiamo semplificare come ‘linee di forza’, dei flussi energetici, che prendono il nome di nāḍī. Il nostro corpo pranico è pertanto costituito da un numero quasi infinito di questi ‘canali’ energetici. Le nāḍī sono di vario tipo e dimensione (ovviamente sottile), tra di esse ve ne sono tre principali e fondamentali, con caratteristiche corrispondenti ai tre guṇa (forze primordiali) Iḍa-rajas, Piṅgala-tamas e Suṣumnā-tattva.
Possiamo immaginarle come due flussi che si sviluppano come spirali intrecciate, con un terzo flusso verticale e centrale.
Prāṇavāyu: composto dalle parole prāṇa, energia vitale e vāyu, soffio, respiro. E’ anche conosciuto come prāṇavāta. Il vāyu, che scorre dentro (governa) la cavità della bocca, è chiamato prāṇa; è la specializzazione del prāṇa che sostiene la vita: è di assistere i diversi principi vitalizzanti del corpo (come il calore o fuoco, ecc.) nello svolgere le loro funzioni e contribuire al sostentamento generale del corpo. Il prāṇavāyu è identico all’energia del centro nervoso nel midollo. È la causa primaria che governa le nostre facoltà cognitive e organiche. È associato al cakra anāhata.
Apānavāyu: composto dalle parole apāna, verso il basso, e vāyu, soffio, respiro. È anche conosciuto come apānavāta. Le sue funzioni consistono nel far uscire il feto, espellere le feci e nell’evacuare l’urina, lo sperma e il sangue catameniale. L’apāna è identico all’energia del plesso ipogastrico.
Apānavāyu circola sotto l’ombelico, nella regione della vescica, svolgendo le funzioni di assorbimento dei nutrienti dal cibo digerito ed eliminando i prodotti di scarto. È associato al cakra mūlādhāra.
Samānavāyu: composto dalle parole samāna, universale o pervadente, e vāyu, soffio, respiro. È anche conosciuto come samānavāta. Stimola il fuoco digestivo e l’assorbimento a tutti i livelli, fisici, sensoriali ed emotivi. Il Samānavāyu scorre e governa lo stomaco (Amāśaya) e la regione dell’intestino (Pakvāśaya). Il samānavāyu è identico all’energia del plesso epigastrico. È associato al cakra maṇipūra.
Udānavāyu: composto Udānavāyu è composto dalle parole udāna: verso l’alto e vāyu, soffio, respiro. È anche conosciuto come Udānavāta. La sua funzione è di sostenere il funzionamento dei sensi, governare il tono muscolare, contribuire al sostentamento generale del corpo nello svolgere le sue funzioni vitali. È l’energia trasformativa che presiede alla parola all’espressione del sé. È associato al cakra viśuddha.
Vyānavāyu: composto dalle parole vyāna: circolante o pervadente e vāyu, soffio, respiro. È anche conosciuto come Vyānavāta. Termine tecnico che si riferisce a movimenti generali, pervadenti.
Vyāna agisce attraverso l’intero organismo e le sue funzioni consistono nella circolazione della linfa vitale in tutto il corpo, la circolazione del sangue e la traspirazione. E’ identico all’energia dei nervi motorio-sensoriali. È associato al cakra svādhiṣṭhāna.
La circolazione del Prāṇa, nelle sue varie funzioni (vāyu) avviane lungo quelle che possiamo semplificare come ‘linee di forza’, dei flussi energetici, che prendono il nome di nāḍī. Il nostro corpo pranico è pertanto costituito da un numero quasi infinito di questi ‘canali’ energetici. Le nāḍī sono di vario tipo e dimensione (ovviamente sottile), tra di esse ve ne sono tre principali e fondamentali, con caratteristiche corrispondenti ai tre guṇa (forze primordiali) Iḍa-rajas, Piṅgala-tamas e Suṣumnā-tattva.
Possiamo immaginarle come due flussi che si sviluppano come spirali intrecciate, con un terzo flusso verticale e centrale.

Ciascuna delle tre nāḍī è interconnessa lungo il percorso con una miriade di nadi secondarie.
In alcuni punti specifici vi sono degli incroci con delle nāḍī afferenti.

Questi punti, dove il campo energetico è particolarmente forte ed ha uno sviluppo circolare e rotatorio, sono denominati cakra.

Secondo la Tradizione, all’interno del corpo umano ci sono sei cakra चक्र (ṣaṭcakra):
mūlādhāra (regione rettale, alla base della colonna vertebrale), svādhiṣṭhāna (immediatamente sopra gli organi sessuali), maṇipūra (la regione dell’ombelico), anāhata (regione attorno al cuore), viśuddha (nella parte anteriore della gola), ājñā (tra le sopracciglia).
Sahasrāra, per alcuni il settimo cakra, è il collegamento con i livelli superiori dell’Essere.
sahasrāra सहस्रार

Sahasrāra, mille, infinito. Il Sahasrāra Cakra è localizzato sulla corona della testa. È anche conosciuto come il Loto dai mille petali, Brahmarandhra (porta di Brahma) e sorgente di Luce (una luce soprannaturale, brillante come il sole, irradia da esso). Nessun’altra luce si avvicina allo splendore del sole. Allo stesso modo lo splendore di tutti gli altri cakra svanisce davanti all’incomparabile luminosità del Sahasrāra cakra. Sahasrāra non possiede colori o qualità speciali. La sua luce contiene tutte le vibrazioni di colore unite nell’incomparabile brillantezza della pura Luce. L’energia di tutti le nādī scorre qui, come l’acqua di mille di fiumi confluisce nell’oceano.
ājñā आज्ञा

ॐ aum
Ājñā, letteralmente “comando”, è il sesto cakra, localizzato dietro il centro della fronte. Il suo punto di attivazione superficiale, si trova al disopra dell’incrocio delle sopracciglia, nella posizione del “terzo occhio”; è considerato come l’occhio dell’intuizione e dell’intelletto. Il bīja mantra, la sillaba seme è Aum, o “Praņava Om“, il suono supremo. Quando qualcosa è visto negli occhi della mente, o in un sogno, viene “visto” da Ājñā. È il ‘ponte’ che collega i guru con i discepoli, consentendo la comunicazione mentale tra due persone. Ājñā è associato alla mente.
viśuddha विशुद्ध

हं ham
Viśuddha, dal significato di purificato, rettificato, pulito, puro, santo, è il quinto chakra. Localizzato nella regione del collo, vicino alla spina dorsale. Il suo punto d’attivazione superficiale è nella gola.
Secondo la Tradizione, questo cakra è di colore bianco con 16 petali viola. All’interno vi è un triangolo puntato verso il basso, di colore celeste contenente una regione circolare bianca come la luna piena, rappresentazione dell’elemento di akasha o etere. Il bīja mantra (suono del seme) è la sillaba haṃ.
Viśuddha ha 16 petali su cui sono scritte le 16 vocali in sanscrito. Il cakra è considerato un centro di purificazione. Nella sua forma più astratta, è associato a una maggiore discriminazione, alla creatività e all’espressione di sé. È anche associato all’elemento Akasha, o etere, ed al senso dell’udito, così come all’azione del parlare.
anāhata अनाहत

यं yaṃ
Anāhata, il quarto cakra, significa incolume, incurante e invitto. Il cakra è posizionato nel canale centrale nella colonna vertebrale nella regione del cuore, con il punto di attivazione superficiale nella zona del cuore tra i due seni. E’ rappresentato da un fiore di loto verde, con 12 petali.
All’interno di esso vi è l’intersezione di due triangoli, simbolo usato nello Yantra che rappresenta l’unione tra la forma maschile e quella femminile, Puruṣa e Prakṛti, Śiva e Śakti.
Il bīja mantra (suono del seme) è la sillaba yaṃ. Nelle Upaniṣad è descritto come una piccola fiamma che risiede nel cuore. È associato all’elemento aria, al senso del tatto e alle azioni delle mani. In Anāhata si prendono decisioni basate sul proprio sé superiore, e non sulle emozioni e sui desideri insoddisfatti della natura inferiore.
E’ conosciuto come il cakra del cuore, associato all’amore, alla compassione, alla carità verso gli altri e alle forme di guarigione psichica.
maṇipūra मणिपूर

रं raṃ
Maṇipūra, letteralmente “città dei gioielli”, è il terzo cakra, localizzato nella zona del plesso solare, dell’ombelico e del sistema digestivo. Questo cakra è coinvolto nell’autostima, nell’energia e nel potere di trasformazione; governa la digestione e il metabolismo.
E’ rappresentato da un triangolo rosso che punta verso il basso, la regione del fuoco, all’interno di un cerchio giallo brillante, con 10 petali. Il bīja mantra (suono del seme) è la sillaba raṃ.
Maṇipūra è considerato il centro del dinamismo, dell’energia, della forza di volontà e della realizzazione, che irradia il prāṇa in tutto il corpo umano. È associato con il potere del fuoco e della digestione, con il senso della vista e l’azione del movimento.
svādhiṣṭhāna स्वाधिष्ठान

वं vāṃ
Svādhiṣṭhāna, da svā = Sé; adhishthāna = sede, residenza, è localizzato a circa tre centimetri sopra il cakra Mūlādhāra; il suo punto di attivazione superficiale è l’osso pubico.
Simboleggiato con un lato a sei petali, al cui interno c’è una luna crescente bianca, formata da due cerchi di dimensioni diverse, l’uno dentro l’altro. Il bīja mantra (suono del seme) è la sillaba vaṃ. Segna il secondo stadio dell’evoluzione umana.
Il colore arancio simboleggia la purificazione, l’attività, la gioia, la speranza e la fiducia in se stessi; è anche il colore del sorgere del sole ed è un’indicazione della forza che fiorisce da questo cakra, una volta che è stato padroneggiato.
È anche il colore dell’autunno e del tramonto, quando la natura si ritira e la coscienza si rivolge verso l’interno.
mūlādhāra मूलाधार

लं laṃ
Mūlādhāra, da mūla = radice, origine, essenza e ādhāra = base, fondazione. Costituisce la base e il punto di partenza per il nostro sviluppo spirituale, come l’utero della madre crea il requisito fondamentale per la crescita dell’embrione.
Costituisce il fondamento da cui saliamo nella scala dei cakra.
Simboleggiato dal colore rosso, è localizzato vicino all’estremità basale della colonna vertebrale in prossimità del plesso coccigeo al di sotto del sacro, mentre il punto di attivazione superficiale si trova sul perineo.
Porta anche il nome di “cakra radice“. Il bīja mantra (suono del seme) è la sillaba laṃ. È associato all’elemento terra, all’olfatto e all’azione di escrezione.
Mūlādhāra è la base da cui emergono le tre principali nāḍī: Iḍa, Piṅgala e Suṣumnā.
Sui cakra, elemento centrale del tantrismo e dell’Haṭhayoga esiste una vasta letteratura. La fonte più nota è costituita dal Ṣaṭ Cakra Nirūpaṇa षट्चक्रनिरूपण, descrizione estesa dei cakra contenuta nel sesto capitolo del testo Śrī Tattva Cintāmani श्रीतत्त्वचिन्तामणि[1] , composto da Pūrṇānanda Giri intorno al XVI secolo.
Dei cakra troviamo menzione nei seguenti testi classici dell’Haṭhayoga:
- Svātmārāma, Haṭhayoga Pradīpikā, Bihar, 2013.
- Śiva Saṃhitā, Almora, Paris, 2013
- Gheraṇḍa Saṃhitā, Almora, Paris, 2013
Per chi desidera approfondire, indichiamo alcuni testi fondamentali ed altri contributi di particolare rilevanza e spessore:
- Ṣaṭ Cakra Nirūpaṇa in John Woodroffe (Arthur Avalon), Il potere del Serpente, Mediterranee, Roma, 2002 (pgg.247-354)[2]
- Tara Michaël, Corps subtil et corps causal, Le courrier du livre, Paris, 1979
- Georg Feuerstein, The Yoga Tradition. It’s History, Literature, Philosophy and Practice, Hohm press, Chino Valley, 2008 (pgg. 352-355)
- Svāmī Niranjanananda“Prāna, Prāṇāyāma, Prāna Vidya”, Bhiar, 2003, (pgg. 44-52)
- A. Van Lysebeth, “Prāṇāyāma la dinamica del respiro (pgg.246-249, 252-272)
Svāmī Satyananda Saraswati, Yoga and Kriya, Bhiar, 1981 (pgg.545-555, 569-577, 600-606, 629-632,662-665, 677-682, 713-718, 723-724).
Bindu, cakra e kośa nell’insegnamento di Acharya Ananda Balayogi Bhavanani at ICYER, Ananda Ashram, Pondicherry, India.
Video in inglese.
Understanding the Bindus of Yoga [bindu बिंदु; pañcakoṣā पञ्चकोषा; saṃyama संयम]
Understanding the Bindus of Yoga – Part 2 [mūla bandha, uḍḍīyana bandha, jālandhara bandha]
Fabio Milioni

[1]Il testo originale, in sanscrito, è disponibile al link: archive.org
[2]Il testo originale in inglese è consultabile al link: archive.org