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Il Sanscrito, lingua sacra. Traslitterazione e pronuncia

Il Sanscrito[1](saṃskṛtam, संस्कृतम्) non è semplicemente una delle lingue ufficiali dell’India, è una lingua Sacra della Tradizione. Come tale va trattato con profondo rispetto e devozione. Le fonti consultate o citate, nelle loro versioni originali, sono state scritte utilizzando questa lingua Sacra. Nel corso del lavoro è stato scelto di riportare la grafia sanscrita dei Significati principali, liberandoli dalla diffusa sudditanza agli adattamenti fonetici della lingua inglese. Indipendentemente dalla loro ‘conoscenza’, rappresentano comunque dei ‘semi’ (bīja बीज[2]) verso i quali, anche per chi non ha una specifica devozione, è richiesto un profondo rispetto.

Un limite strutturale, ineludibile, del presente lavoro è di non essere basato sulla conoscenza formale e sostanziale del Sanscrito, quindi dell’accesso diretto alle fonti e scritto in Sanscrito. Resta comunque il rispetto per questa lingua Sacra. Al lettore si richiede uno sforzo: confrontarsi con la fonologia e la grafia originali. Per questo si propone di accedere ai siti che offrono gratuitamente l’insegnamento delle basi essenziali[3];  per coloro che desiderassero un approccio più sistematico, si suggerisce l’acquisto del corso, in italiano, di  Ashok Aklujkar[4].
Per chi non ha la preparazione necessaria per utilizzare direttamente le fonti originali in Sanscrito, è giocoforza prendere come riferimento i testi disponibili in inglese e francese, della maggior parte dei quali non esiste una traduzione in italiano.
Auspicando che tale lacuna possa essere colmata, si è scelto di rendere disponibile un contributo che, citando puntualmente le fonti, fosse fruibile in italiano a tutti coloro che seguono la Via della Tradizione, ed in particolare ai sinceri ricercatori interessati ad approfondire l’insegnamento dello Yoga.

La redazione del testo in italiano, non ci si può esime dal riportare anche in Sanscrito (associato alla traslitterazione dal devanāgarī) i termini ed i nomi principali. Anche senza la conoscenza del Sanscrito, la loro visualizzazione ha comunque un Significato: ogni parola è un Simbolo, un seme in se stesso[5]. Per questo ci si è assunti anche la responsabilità di riportare nell’intero testo, incluse le citazioni, l’esclusiva traslitterazione IAST, unico modo di ovviare ai molteplici adattamenti del Sanscrito alla grafia di volta in volta utili lizzata (inglese o francese in primis), per rendere foneticamente l’originale.

Premesso che l’esatta pronuncia dovrebbe essere appresa direttamente da chi ha diretta conoscenza del Sanscrito, sono indicate alcune delle lettere aventi un suono particolare, o diverso dall’italiano[6]. Quelle non indicate si pronunciano approssimativamente come in italiano.
I testi non sempre utilizzano la traslitterazione IAST, e non sempre è stata riscontrata uniformità in coloro che l’hanno adottata. Potranno perciò essere rilevate delle difformità laddove sia stata effettuata una trascrizione conforme all’originale.

Le consonanti aspirate (kh, ch…) mantengono lo stesso suono seguito da una breve aspirazione.

ā, ī, ē, ō, ū: hanno una lunghezza doppia (es. Sūtra si pronuncia suutra);
c: è sempre dolce (es. Cakra si pronuncia ciacra);
ḍ, ḍh: dentali
g, k: è sempre dure(es. Yogīn si pronuncia yoghin, gītā si pronuncia ghiitaa)
h: indica una sonora aspirazione; quando segue una consonante viene pronunciata separatamente (ad es. bhūta si pronuncia b-huuta);
: aspirata, seguita da un’eco della vocale precedente (es. śāntiḥ si pronuncia sciaantih);
j: palatale sonora, come la “gi” dell’italiano (es. Jīva si pronuncia giiva);
: indicazione generica di nasalizzazione, che va letta a seconda della consonante seguente: n prima delle dentali, ṇ prima delle linguali, ñ prima delle palatali, ṅ prima delle gutturali
: nasale gutturale (es. angolo)
ṇ: nasale linguale, n di caverna, precede ḍ e ṭ
ñ: nasale palatale gn (es. gnosi)
: ri con la i molto breve, vocalica  (es. ṛg si pronuncia rig)
ḷ: li con la i breve
ṭ : ti con la i breve, dentale
s:  sibilante sorda (es. sempre)
ś: sc palatale (lingua contro il palato)
ṣ: sc cerebrale (lingua retroflessa sul palato)
jñ: suono intermedio tra gn di gnosi e gh di ghiaccio
jñā: pronuncia approssimata “gh-niaa” (es. Jñāna si pronuncia gh-niaana)
kŚ: suoni ravvicinati

Alfabeto internazionale per la traslitterazione del Sanscrito

L’Alfabeto internazionale per la traslitterazione del Sanscrito (International Alphabet of Sanskrit Transliteration, di seguito IAST) è uno standard internazionalmente accettato per la traslitterazione degli alfabeti di origine brahmì. Lo IAST, che rappresenta il sistema di traslitterazione più diffuso per la romanizzazione del Sanscrito, è basato sullo standard stabilito dal Congresso degli Orientalisti, (Atene 1912). Consente la traslitterazione del Sanscrito[7], realizzando una trascrizione essenzialmente fonetica. Da tenere presente che il Sistema di romanizzazione della Biblioteca Nazionale di Calcutta, che ha per scopo la romanizzazione di tutti gli alfabeti indiani, è un’estensione dello IAST. Nelle pagine seguenti è riportata una sintesi dei simboli dello IAST, correlata agli equivalenti simboli , associata alla simbologia dell’alfabeto fonetico internazionale.
Note Il Sanscrito è una lingua Sacra. Come per tutte le lingue sacre, ad essa ci si deve avvicinare con rispetto, o meglio, con devozione. Volendo evitare storpiature o inesattezze, ci si è assunta la responsabilità di uniformare, standardizzando, tutte le parole originali in Sanscrito adottando unicamente la trascrizione conforme allo IAST. I segni diacritici usati nello IAST consentono l’iniziale maiuscola per i nomi propri. Premesso che il Sanscrito non prevede la differenziazione tra maiuscole e minuscole e che lo standard IAST conseguentemente riporta sempre le parole con caratteri minuscoli, nel presente lavoro i termini principali facenti parte dei testi della Tradizione che sono portatori di un Significato, sono stati riportati con l’iniziale maiuscola; ciò in segno di rispetto per il Significato di cui sono portatori. E’ una scelta personale del curatore, che se ne assume la responsabilità. Dei principali termini e nomi viene indicata anche la forma originale in Sanscrito. Coerentemente con i criteri di traslitterazione, utilizziamo il termine termine Svāmī[8]  e non la forma anglofona di Swami. Nello IAST la ‘W’ non esiste (così come la F), quindi perché utilizzarla? Analogamente abbiamo riportato Cidananda[9] e non Chidananda, coerentemente con la corretta pronuncia in italiano; la seconda grafia è quella inglese, ma qui abbiamo a che vedere con il Sanscrito, non con gli adattamenti fonetici di stampo anglosassone.

Vocali e dittonghi

अ [ɐ] o [ə]
a A

vocale centrale quasi-aperta o vocale centrale media breve

आ [ɑː]
ā Ā

vocale posteriore aperta non arrotondata lunga

इ [i]
i I

vocale anteriore chiusa non arrotondata breve

ई [iː]
ī Ī

vocale anteriore chiusa non arrotondata lunga

उ [u]
u U

vocale posteriore chiusa arrotondata breve

ऊ [uː]
ū Ū

vocale posteriore chiusa arrotondata lunga

ऋ [ɻ̩]
ṛ Ṛ

consonante approssimante retroflessa breve sillabica

ॠ [ɻ̩ː]
ṝ Ṝ

consonante approssimante retroflessa lunga sillabica

ऌ [ɭ̩]
ḷ Ḷ

consonante approssimante laterale retroflessa breve sillabica

ॡ [ɭ̩ː]
ḹ Ḹ

consonante approssimante laterale retroflessa lunga sillabica

ए [eː]
e E

vocale anteriore semichiusa non arrotondata lunga

ऐ [əi]
ai Ai

ओ [oː]
o O

vocale posteriore semichiusa arrotondata lunga

औ [əu]
au Au

Consonanti

अं [ⁿ]
ṃ Ṃ

anusvāra

अः [h]
ḥ Ḥ

visarga

Velari

Palatali

Retroflesse

Dentali

Bilabiali

क [k]
k K

च [tʃ]
c C

ट [ʈ]
ṭ Ṭ

त [t̪]
t T

प [p]
p P

occlusive sorde non aspirate

ख [kʰ]
kh Kh

छ [tʃ ʰ]
ch Ch

ठ [ʈʰ]
ṭh Ṭh

थ [t̪ʰ]
th Th

फ [pʰ]
ph Ph

occlusive sorde aspirate

ग [g]
g G

ज [dʒ]
j J

ड [ɖ]
ḍ Ḍ

द [d̪]
d D

ब [b]
b B

occlusive sonore non aspirate

घ [gʰ]
gh Gh

झ [dʒʰ]
jh Jh

ढ [ɖʰ]
ḍh Ḍh

ध [d̪ʰ]
dh Dh

भ [bʰ]
bh Bh

occlusive sonore aspirate

ङ [ŋ]
ṅ Ṅ

ञ [ɲ]
ñ Ñ

ण [ɳ]
ṇ Ṇ

न [n̪]
n N

म [m]
m M

nasali

श [ʃ]
ś Ś

ष [ʂ]
ṣ Ṣ

स [s̪]
s S

sibilanti

ह [ɦ]
(glottale)
h H

य [j]
y Y

र [r]
r R

ल [l]
l L

व [ʋ]
(labiodentale)
v V

approssimanti

Fabio Milioni

divisore fantasia geometrica

[1]Il Sanscrito Il Sanscrito (संस्कृतम् in Devanāgarī; IAST: saṃskṛtam  o saṃskṛta, saṃskṛtā vāk संस्कृता वाक्, lingua perfetta) costituisce la lingua sacra dell’Induismo e del Buddhismo Mahāyāna, è inoltre il linguaggio filosofico dell’Induismo,  del Jainismo, del Buddhismo e del Sikhismo.

[2]Nell’induismo bīja बीज identifica il suono-seme (śabda शब्द), metafora dell’origine o causa della manifestazione, affine al bindu बिंदु (il ‘punto metafisico’),  la cui azione ha trasmutato l’energia potenziale del Brahman in materia; ogni forma materiale è associata ad un suono dal quale tale forma si è manifestata.

[3] Ad esempio: in italiano bifrost.it/Lingue/Sanscrito,
in inglese: www.acharya.gen.in:sanskrit/lessons

[4] Ashok Aklujkar, Corso di Sanscrito, edizione italiana a cura di Raffaele Torella, Hoepli, Milano,2012.

[5] Per un approfondimento cfr. Georg Feuerstein, Tantra the path of ecstasy, Shambhala, Boston –London 1998, pg.186 sgg ; John Woodroffe (Arthur Avalon) , The garland of letters,Celephaïs, Leeds, 2008.

[6]Ove ciò non sia possibile, un  ausilio iniziale  per la corretta pronuncia può essere trovato in: www.tilakpyle.com/sanskrit

[7]Devanāgarī देवनागरी (composto da “deva” देव e “nāgarī ” नागरी, lett. Scrittura della Città dei saggi), noto anche come Nāgarī (नागरी),) è un  alfa sillabario  usato in diverse lingue dell’India (Sanscrito, hindi, marathi, kashmiri, sindhi, nepalese) , che ha le sue origini nella famiglia delle antiche scritture  Brāhmī , in particolare da quella Gupta.

[8]Svāmī स्वामी m.: maestro, precettore spirituale, santo personaggio, Saṃnyāsi ecc.

[9]Cidānanda चिदानंद: di cui la Mente è la gemma; pura intelligenza; diletto della conoscenza, “dimora nella luce” ecc.

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