Nell’Ayurveda l’attenzione è posta sull’essere umano: la comprensione del significato della sua esistenza, la sua posizione nell’Universo, il suo ruolo sulla Terra nei confronti di se stesso, nella famiglia e nelle relazioni sociali.
La salute è considerata uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia e d’infermità.
L‘Ayurveda espone uno stile di vita completo.
I pilastri della vita -trattati anche nelle opere di Aurobindo[1] e di Sivananda[2]– sono considerati:
- Alimentazione (Ahara)
- Sonno
- Regolazione delle funzioni sessuali[3]
Attraverso cure quotidiane e sane abitudini (regime alimentare, attività fisica e mentale) si persegue lo scopo principale, quello di conservare la buona salute che comprende gli aspetti fisici, psicologici e spirituali, e di mantenersi flessibili, secondo il ciclo delle stagioni e in armonia con i vari momenti della vita.
L’obiettivo dell’Ayurveda è la conoscenza dell’individuo nella sua specificità e la cura delle sottili condizioni d’instabilità e malessere che più tardi potrebbero sfociare in patologie.
Queste condizioni di malessere o malattia sono considerate come squilibri funzionali che originano dall’interazione tra la costituzione naturale dell’uomo e l’ambiente.
L’Ayurveda, avendo come priorità il miglioramento della qualità della vita, richiede un impegno costante nella cura di sé, precetto che troviamo anche nella tradizione Occidentale dell’antica Grecia.
Solo così si possono realizzare quelli che -secondo i Veda[4]– sono i quattro principali obiettivi della vita:
- Dharma: l’agire corretto che porta benessere all’individuo e alla società;
- Artha: la disponibilità dei mezzi di sostentamento;
- Kama: l’appagamento dei desideri terreni;
- Moksha: la salvezza raggiunta per mezzo della liberazione.
L’individuo è considerato come soggetto attivo della sua vita, unico responsabile del proprio benessere e delle sue azioni, i cui effetti si riflettono su tutti gli altri esseri, indipendentemente dalla distanza e dalla conoscenza[5].
Il regime di vita comprende alcune norme generali, che riguardano il soddisfacimento dei propri bisogni fisici e l’uso corretto degli organi di senso, e alcune norme più specifiche, da applicare, se possibile, ogni giorno.
Fra queste vi è l’igiene personale:
- al mattino
-pulirsi i denti con un’apposita pasta e un rametto ridotto a spazzolino ricavato da alcune piante dai sapori compatibili con la propria costituzione;
-lavare il viso e gli occhi con acqua fredda o con particolari decotti;
-mettere un collirio.
- al risveglio, oppure dopo il pasto e dopo il bagno
-masticare foglie di betel con calce, chiodi di garofano e altre spezie;
-ungere il capo con un olio medicato che fortifica i capelli, rinvigorisce la testa, rende chiari gli organi di senso e previene le rughe;
-poi pettinare i capelli;
-mettere qualche goccia d’olio nelle orecchie per prevenire il mal di testa e i dolori auricolari.
L’applicazione di unguenti sul corpo può precedere il bagno oppure essere fatta durante il bagno stesso, versando gli oli nell’acqua[6]; bisogna però fare attenzione alle numerose controindicazioni, perché in caso di febbre e indigestione il grasso e l’olio producono l’effetto di aggravare i doṣha[7].
Un’altra attività quotidiana che giova alla salute è il vyāyama, l’esercizio fisico di tutto il corpo, che favorisce la crescita armonica delle membra, migliora la digestione e l’agilità e fa sì che ci sia una migliore tolleranza per la fatica, la stanchezza, la sete, il caldo e il freddo. L’esercizio fisico va praticato in tutte le stagioni, ma sempre in proporzione alla propria età, forza, costituzione, luogo, tempo e dieta, affinché non provochi squilibri. In generale si raccomanda di fermarsi quando si è raggiunta metà della propria capacità di resistenza, cioè quando il respiro comincia a farsi affannoso e compare il sudore[8].
Altre pratiche raccomandate sono
il massaggio, il bagno con acqua tiepida, il vestirsi con abiti puliti, ornando il corpo, etc.
Da evitare l’esposizione al sole[9] che, pur migliorando la capacità di digestione, provoca sete, sudore, e anche capogiri e svenimenti, producendo un’alterazione patologica della bile e del sangue[10].
In generale bisogna evitare qualsiasi eccesso: nel dormire, vegliare, giacere, sedere, stare in piedi, passeggiare, viaggiare, correre, saltare, nuotare, ridere, parlare, avere rapporti sessuali, fare ginnastica, etc., anche se si è abituati a queste attività[11].
Accanto ai consigli per la dieta e il regime di vita sono date indicazioni riguardanti i ricostituenti (rasayana) e gli afrodisiaci (vajikaraṇa), prescritti in particolare ai deboli, agli impotenti e agli anziani tenendo presente che, in generale, i rapporti sessuali dovrebbero essere evitati prima dei sedici anni e dopo i settant’anni.
Il rasayana (o percorso del rasa) è costituito da un insieme di trattamenti o di elisir che prolungano la durata della vita e fanno ringiovanire il corpo; oltre alle singole droghe corroboranti e alle preparazioni complesse, vi sono due tipi di trattamenti:
- il ritiro in un padiglione apposito (kuṭipravesa);
- l’esposizione all’aria e al sole (vatatapika).
Il primo trattamento è il più difficile ma anche il più efficace ed è descritto in dettaglio da Charaka[12].
Secondo la Charaka Samitha[13] le qualità del corpo si dividono in quelle che lo sostengono o prasada e quelle che lo intossicano o mala.
Alcuni autori affermano che la diminuzione o l’eccesso di vata (aria, talora definita nei testi vayu), pitta (bile) e kapha (linfa) sono responsabili di tutti i tipi di malattia a livello fisico e mentale.
Mantenere la salute è fondamentale per integrare la dimensione fisica, mentale, emozionale e spirituale; essa implica un equilibrio non solo interno (microcosmo), ma anche con il macrocosmo, la Natura e l’Universo, attraverso il riconoscimento dell’unità sottostante alle diverse manifestazioni.
Ciò richiede la conoscenza, il rispetto e l’integrazione della propria natura con la Natura più grande di cui facciamo parte e di cui siamo un riflesso.
Svastha vrtta (stabilizzarsi nel sé o nella condizione propria a se stessi) indica la migliore condizione di salute nel rispetto per la propria natura.
L’Ayurveda è un sistema flessibile centrato sul vivere in armonia con la propria costituzione corporea assecondando i cambiamenti e adattandosi a essi.
Una sempre maggiore conoscenza di sé, in relazione al proprio ambiente, permette di attivare le risorse interiori più adatte a quel particolare momento.
Le indicazioni relative ai tre dosha possono essere solo generiche, poiché vanno personalizzate a seconda della costituzione specifica di ogni individuo (prakruti) e della proporzione in cui, in essa, sono presenti i tre dosha.
La purezza per l’Ayureda parte dalla purificazione dei tessuti (dathu) dalle impurità, nell’ambito di una concezione sacra del corpo e dello stesso mondo materiale.
La pratica dell’Ayurveda consiste nel trasformare le condizioni più rajasiche e tamasiche in condizioni equilibrate o sattviche.
Il lavoro su se stessi serve a conoscere la propria vera natura (prakruti) fondamentale: costituzione di base, modalità di reazione ai mutamenti nel corso della vita, temperamento, abitudini, carattere, difese, stile di vita e caratteristiche individuali.
Intuizione e discriminazione si sviluppano a partire da discipline fisiche, emotive ed intellettive.
Le tecniche di meditazione danno chiarezza e profondità alla propria ricerca e aprono all’esperienza del vivere il momento presente, in uno stato quasi di assenza della mente.
La purificazione passa attraverso la “frammentazione” delle idee che poi si riorganizzano in modelli di pensiero più equilibrati e chiari.
Attraverso i principi e le pratiche ayurvediche si arriva alla liberazione (o, al di là del velo dell’illusione, ci si apre alla consapevolezza della sua eterna presenza), integrando in modo salutare tutti gli aspetti della vita: dieta e regime quotidiano, esercizio fisico, attività lavorativa e di studio, svaghi, relazioni sociali.

Bibliografia
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http://shrikrishangausewa.org/index.php?route=product/category&path=126 (NON FUNZIONA)
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S.Pole, Una vita autentica, Macroedizioni
Alessandra Loffredo, GuidaIndia.com

[1]Aurobindo, Letters on yoga IV, volume 31, complete works Sri Aurobindo, Pondicherry, India, 2014, capitolo1, Food- The Yogic attitude towards food, pg 443-460, sintesi e traduzione dall‘inglese a cura dell‘Autore.
[2]Sw. Sivananda, Health and Diet, the Divine, Life Society, P.O. Shivanandanagar, Distt. Tehri-Garhwal, Uttarakhand, Himalayas, India, 2014, sintesi e traduzione dall‘inglese a cura dell‘Autore.
[3]G. Geloso, Dal concepimento alla senescenza nella tradizione Ayurvedica, Ayurveda la scienza della vita – Il concetto di nutrizione in Ayurveda, Università di Palermo, 2009, in cesmipalermo.com
[4]F. J. Ninivaggi, Ayurveda, Ubaldini, 2002.
[5]Ciò richiama le scoperte emerse nella scienza, ai primi del Novecento, con la fisica quantistica. In particolare l’entanglement.
[6]Gli oli, insolubili nell’acqua, vanno prima emulsionati in una base cremosa.
[7]A. Comba, Scienza indiana, la medicina ayurvedica, periodo classico,
Suśrutasahitā, Cikitsāsthāna, IV, 3 e segg.; A. Comba, La medicina indiana (Āyurveda), Torino, Promolibri, 1991.
[8]ibidem, IV, 38-51a
[9]Probabilmente ci si riferisce ad una esposizione al sole prolungata e negli orari di maggiore calura. Cautela ancora più importante oggigiorno.
[10]vedi nota 7, IV, 51b-86
[11]vedi nota 7, IV, 96
[12]A. Comba Il rasāyana. Le tecniche e i rituali usati dall’antica medicina indiana per ringiovanire e diventare longevi, “Yogatattva”, 2, 1985, pp. 50-53- Charakasaṃhitā, Cikitsāsthāna, I, 1, 16-24
[13]S. Dasgupta, A history of Indian philosophy, Vol.II, pg 327 e ss., Charakasamitha, I.12.13.