Con questo breve intervento, destinato ai lettori italiani, riportiamo uno stralcio in bozza tratta dal testo:

Gaṅgānāth Jhā, nato in una famiglia di bramini, è stato un eminente studioso del sanscrito e della filosofia indiana, in particolare Pandit[1] del Nyāya-Śāstra. Siamo di fronte ad un personaggio che ha seguito la carriera accademica (bibliotecario, professore di sanscrito, primo preside indiano del Sanskrit College di Benares) con una significativa attività politica (nel 1920-1923 membro del Consiglio di Stato nel governo britannico centrale dell’India).
Autore di numerosi libri, tra i quali la traduzione degli Yogasūtra, edita per conto del Bombay Theosophical publcation fund, dalla quale riportiamo esclusivamentealcune citazioni sul tema di Yama e Niyama[2].
Iniziamo con le otto componenti dello Yoga, sorvolando sulla peculiare interpretazione relativa a chi sono diretti (‘aspiranti della classe più bassa’ sic!), osserviamo come sia rimarcata la suddivisione tra ‘Yoga interno’ e ‘Yoga esterno’:
“For the aspirant of the lowest class, the man of the ordinary life, there are eight ‘means to yoga.’ These are:
(1) Yama, Restraint, consisting in harmlessness, truthfulness, respect for other’s property, continence, and freedom from avarice,
(2) Niyama or obligation, consisting of religious austerities, study, contentment, purity and adoration of god. These two have been regarded purely extrinsic and as such chiefly purificatory in their character…
(3) Āsana, Posture…
(4) Prāṇāyāma, Regulation of Breath..
(5) Pratyāhāra, Abstraction, consists in the withdrawal of the mind and the sense-organs from their respective object…..
These five have been regarded as ‘external ‘ factors, exercising a more or less exterior influence, dealing as they do with the controlling of the body, breathing and the senses· The next three have been called ‘internal, as exercising an inner influence, and hence of greater importance, bearing upon the mind directly.
These are:
(6) Dhāraṇā, steadiness, fixing of the mind to a definite point in space occupied by the Divinity that forms the object of meditation…….
(7) Dhyāna, contemplation, consists in the continuous flow of the conception of the object of meditation…..
(8) Samādhi, Meditation Proper.”[3]
Possiamo ora passare ai Sūtra d’interesse, evidenziando che il testo non riporta l’originale sanscrito, ma solamente le traduzioni di Gaṅgānāth Jhā. Le riteniamo comunque utili nell’ambito di una panoramica comparativa quanto più ampia possibile, il leggere e rileggere di per se è positivo, altrettanto poter confrontare ed apprezzare le differenti sfumature che ogni traduttore da della fonte originaria in Sanscrito:
Da notare l’importanza operativa assegnata alla purificazione: si tratta di un filo d’oro che in vario modo attraversa tutta la pratica dello Yoga, quasi una premessa a:
Dove gli Yama resi non solo come ‘restrizioni’, ma anche con ‘Tolleranza’ (poi ripresa subito dopo), suscitano un eco con gli analoghi principi etici degli Ordini Tradizionali dell’Occidente.
Richiamiamo ora l’attenzione sulla traduzione con ‘Penitenza’ di quello che è diffusamente interpretato e commentato come “Il Grande Voto”:
Possiamo passare ai Niyama, dove Tapas è reso con ‘penitenza’ e Īśvarapraṇidhāna con ‘devozione al Signore’:
Ed eccoci, nei prossimi due Sūtra, al metodo della ‘meditazione sugli opposti’, indispensabile per superare gli ostacoli:
Passiamo ora ai Niyama:
“Now we speak with regard to the Observances.
Sūtra II.40: From purity, disgust for one’s own body and non-intercourse with others.”[11]
“Sūtra II.41: Purity, complacency, concentration, subjugation of the senses, and fitness for communion with the Spirit (all accruing) to the thinking principle (lit. Goodness).”[12]
“Sūtra II.42: From contentment, superlative felicity.”[13]
“Sūtra II.43: From penance, after the decay of impurities, the occult powers of the body and the senses.”[14]
“Sūtra II.44 : From study, communion with the desired deity.”[15]
“Sūtra II.45: From devotion to the Lord, the accomplishment of meditation.”[16]
Fabio Milioni

[1]paṇḍita पण्डित, Sapiente nell’ambito della Tradizione Hindu.
[2]Gaṅgānāth Jhā, The Yoga Darśana. The Sūtras of Patañjali with the Bhāṣya of Vyāsa, with notes from Vācaspati Misrās Tattvavaiśāradī, Vijñānabhikṣu’s Yogavārttika and Bhoja’s Rājamārtaṇḍa, Bombay, 1907
[3]Ibidem, preface, pgg.XII-XIII (“Per l’aspirante della classe più bassa, l’uomo ordinario, ci sono otto “strumenti per lo yoga “. Questi sono: (1) Yama, restrizioni, che consistono in innocuità, veridicità, rispetto per la proprietà altrui, continenza e assenza di avarizia, (2) Niyama o obblighi, costituitì da austerità religiose, studio, soddisfazione, purezza e adorazione di Dio. Questi due [Yama e Niyama] sono stati considerati come [mezzi esterni- Bahir Yoga बहिर् योग lo Yoga esterno dei primi quattro aṅgā] puramente estrinseci e come tali, nella loro essenza, essenzialmente purificatori… (3) Āsana, Postura … (4) Prāṇāyāma, Regolazione del Respiro .. (5) Pratyāhāra, Astrazione, consiste nel ritiro della mente e gli organi di senso dal loro rispettivo oggetto …..Questi cinque [Yama, Niyama Āsana, Prāṇāyāma, Pratyāhāra] sono stati considerati fattori “esterni”, esercitando un’influenza più o meno esteriore, occupandosi di controllo del corpo, della respirazione e dei sensi. I successivi tre [Dhāraṇā, Dhyāna e Samādhi] sono stati definiti “interni” [Antar Yoga, gli ultimi tre aṅgā], poiché esercitano un’influenza interiore, e quindi di maggiore importanza, che riguarda direttamente la mente.Questi sono- (6) Dhāraṇā, fermezza, fissazione della mente in un punto preciso nello spazio occupato dalla Divinità che forma l’oggetto della meditazione ……. (7) Dhyāna, la contemplazione, consiste nel flusso continuo della concentrazione focalizzata sull’oggetto della meditazione ….. (8) Samādhi, la meditazione propriamente detta.”).
[4]Ibidem pg. 79 (“Sūtra II.28: -Con la dissoluzione delle impurità attraverso la pratica degli accessori dello Yoga, si realizza l’illuminazione [progressiva] della coscienza, fino al raggiungimento della conoscenza discriminativa.”).
[5]Ibidem, pg. 81 (“Sono ora descritti gli accessori dello Yoga : Sūtra II.29: -Restrizioni (o Tolleranza), Osservanze, Postura, Regolazione del respiro, Astrazione, Concentrazione, Contemplazione e Meditazione sono gli otto accessori.” ).
[6]Ibidem, (“Sūtra II.30: -Tolleranza [Yama] è la non nocività, veridicità, l’astinenza dal furto,la continenza e la libertà dall’avarizia.”). ).
[7]Ibidem, pg. 82 (“Questi, tuttavia, sono- Sūtra II.31: -la Grande Penitenza, quando in tutte le fasi precedenti non sono condizionati da (sono indipendenti rispetto a) classe, luogo, tempo e convenzione.” ).
[8]Ibidem, pg. 83 (“Sūtra II.32: -Le osservanze sono: purificazione, accontentarsi, penitenza, studio e devozione al Signore.“).
[9]Ibidem, pg. 84 (“Di questi [Yama e Niyama], quando le Restrizioni e le Penitenze_;
Sūtra II.33: -sono ostacolati da dubbi, (è necessaria) la riflessione costante sugli opposti “).
[10]Ibidem (“Sūtra II.34:: -I soggetti discutibili sono la violenza (nocività) e il resto; -” (e se questi sono) fatti, causati o approvati (favorito); (se) preceduti da (causati da) cupidigia, rabbia o delusione; (sia) lievi, moderati o eccessivi, -comportamo (sempre) dolore e ignoranza per i loro frutti [conseguenza] infiniti “- per questo è necessario[al fine di evitarli] meditare sui loro opposti“.).
[11]Ibidem (“Ora parliamo a proposito delle osservanze. Sūtra II.40: -Dalla purezza [purificazione, derivano il], disgusto per il proprio corpo e l’astinenza da rapporti sessuali.” ).
[12]Ibidem, pg. 88 (“Sūtra II.41: -Purezza, compiacimento, concentrazione, sottomissione dei sensi e idoneità verso la comunione con lo Spirito- (che tutto accresce) al principio pensante (lett.Bontà).“).
[13]Ibidem (“Sūtra II.42:-Dall’accontentarsi [essere grati per ciò che si ha, deriva] la felicità di ordine superiore.”).
[14]Ibidem (“Sūtra II.43:- dalla penitenza, dopo il decadimento delle impurità, [derivano] i poteri occulti del corpo e dei sensi.”).
[15]Ibidem (“Sūtra II.44 :-Dallo studio, [scaturisce] la comunione con la divinità desiderata.”).
[16]Ibidem, pg. 89 (“Sūtra II.45:- Dalla devozione verso il Signore, [scaturisce] la realizzazione dello stato meditativo.” ).