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Dharma sull’appropriazione culturale indebita nello yoga
Śrī Ananda Balayogi Bhavanani

foto di ananda balayogi bhavanani

Presentazione

Come già anticipato, proponiamo all’attenzione dei nostri lettori la traduzione in italiano di questo significativo contributo di colui che riconosciamo come il più importante Yogi e Guru vivente del nostro tempo, guida e fonte d’insegnamento per attraversare i tempi oscuri del Kali-yuga..
La traduzione è stata corredata di note esplicative e rimandi a collegamenti di approfondimento sulla tematica trattata.

“Appropriazione culturale” o “appropriazione culturale indebita ” nel campo dello Yoga moderno è un argomento che continua a emergere e molti mi scrivono al riguardo. Quando il mio Guru-Padre[1] venne a Pondicherry alla fine degli anni ’60, vi si stabilì definitivamente, fondando l’Ananda Āśram inizialmente in città, poi a Lawspet e infine alla Sri Kambaliswamy Madam. Ammaji[2]si è unita a lui e questa meravigliosa squadra ha iniziato un viaggio straordinario per innumerevoli studenti provenienti da tutto il mondo che si sono uniti alla nostra famiglia yoga. Crescendo nell’Āśram, ho avuto molti contatti con occidentali provenienti da diverse parti del mondo che sono rimasti a studiare con i miei genitori per sei mesi, un anno, alcuni sono rimasti due anni. Ho visto studenti che erano diventati insegnanti riportare lo yoga nelle loro parti del mondo. Rispondevano a Svāmīji, ad Ammaji e ora a me come attuale detentore del lignaggio e Āśram Ācārya.

Svāmīji ed Ammaji ne hanno parlato. Ora ne sto parlando [a mia volta, continuando la trasmissione dell’insegnamento tradizionale]. Negli ultimi cinque decenni, il principale filo conduttore è stato rappresentato dallo strenuo impegno teso a  condividere lo yoga nel suo contesto culturale olistico in altre parti del mondo nelle quali questo contesto culturale non esiste o è visto come sospetto e primitivo. Una volta formati, gli studenti tornano a casa e vogliono sapere come replicare e rendere vivo lo yoga tradizionale nel loro ambiente. Senza eccezioni, tutti s’impegnano. Tornano dove non si può attribuire valore a ciò che qui è tenuto in grande considerazione. Al contrario, si può dare valore a ciò che qui non è valutato. Quando insegnano nel loro paese di origine, gli studenti vogliono mantenere vivo ciò che hanno imparato nell’Āśram, ma la cultura e lo stile di vita non sono gli stessi.

Nell’Āśram ti alzi la mattina [presto], fai un ārati[3]e hai tutte queste divinità. Hai Ganesha, Muruga, Lakṣmi e Sarasvati. Hai il Guru. Ti siedi per la meditazione e la contemplazione mattutine. Nell’Āśram pratichi haṭha yoga, karma yoga, poi rāja yoga, rilassamento e prāṇāyāma a mezzogiorno. Nel pomeriggio si pratica Yoga Cikitsā, mantra o yantra. La sera abbiamo satsanga, musica, bhajan e sanscrito. La domenica presso lo Sri Kambaliswamy Madam[4], gli studenti si uniscono alle cerimonie fatte per il Guru parampāra. Operiamo nello Yoga con i bambini piccoli, nella danza e nella trasmissione culturale.

L’Ananda Āśram non è sicuramente una ‘fabbrica di biscotti’ in cui tutti i biscotti escono della stessa dimensione e forma. Ogni individuo che esce dall’Āśram cresce in ciò che può essere, manifesta chi è al meglio delle sue capacità e poi continua a crescere in un percorso prettamente individuale. ‘Sei sulla tua strada’. Non ci sono paragoni [confronti con altri]. Abbiamo visto conflitti tra persone dovute  a diverse prospettive religiose, locali, culturali e sociali. Lo abbiamo visto per molto tempo, , anche se questo gruppo è stato molto organico.

Un altro aspetto è lo sviluppo non organico. Le persone vengono in India per alcune settimane, ottengono un certificato di yoga affiliato a qualche tipo di organizzazione yoga –  molte di esse ti affiliano. Quando tornano [nel paese di origine], improvvisamente [queste persone affermano] sono un esperto che dice: “Ho studiato in India”. Se parli, interagisci e li osservi, ti chiedi se fossero davvero in India o [ad esserci era] solo il corpo mentre il “resto di loro” non era affatto “qui”. Queste persone prendono lo yoga come una merce e iniziano a venderlo. Poi prendono uno dei due lati [estremi dello Yoga]. Entrambi creano problemi perché sono andati agli estremi. Lo yoga è fondato  sull’equilibrio.

Come prima cosa rimuovono tutto ciò che è indiano o sanscrito. Lo yoga sterilizzato è solo un’attività ginnica, ayoga yoga [negazione dello yoga, il suo opposto], viyoga yoga, non Yoga. Esiste questo travisamento [rappresentazione scorretta] dello yoga, sia privandolo del sanscrito sia creando strutture organizzative. ‘Asino-su, asino-giù’, perché no, visto che ci sono già  ‘cane-in alto e cane in basso’[5]? Il sanscrito, il suono originale, ha una certa vibrazione che viene alterata quando lo traduci. Prendi “adho mukha“: adho significa verso il basso + mukha, faccia + śvāna è cane + āsana. Nella nostra tradizione è meruāsana, la posizione della montagna. Alcuni lo chiamano parvatāsana. Non il cane. Per contestualizzare e vedere come le cose sono mutate e mutilate, pronuncia la parola adhomukhaśvānāsana[6]. Ha una bella vibrazione e un flusso melodioso e poetico. Quindi viene tradotto in cane rivolto verso il basso. È come se stessi abusando di qualcuno. Adhomukhaśvānāsana è come se benedicessi. Ho partecipato a conferenze e sessioni in cui gli istruttori [sedicenti di Yoga] urlavano a squarciagola: “Down-dog! Up-dog! Down-dog! Up-dog!” Centinaia di partecipanti, proprio come  cani, vanno su e giù. È un insulto ai valori fondamentali dell’umanità stessa.

Il sanscrito non è solo una lingua. Il sanscrito è una vibrazione. Quando i termini yoga sono usati in sanscrito, quel linguaggio divino, noto come Saṃskṛta Bhāṣā, ha una certa vibrazione. Quando dico Yoga, lo Yoga ha una certa vibrazione. Se la traduco semplicemente come unione, quella parola unione non ha la stessa vibrazione che ha la parola Yoga. Quando dico āsana, ha una certa vibrazione che ha, dietro quella vibrazione, significati e associazioni infiniti. Quando dico ‘postura’, non ce l’ha. Quando dico Natarāja, ha connotazioni infinite. Quando dico ‘la postura del ballerino’, non ha nessuna di queste connotazioni.

L’altro aspetto è che rendono affascinante [lo Yoga] per poi utilizzare simboli sacri e concetti sacri senza comprenderli o quando siano appropriati. Senza rendersi conto di cosa sia il simbolismo culturale, viene presentato come un pezzo da esposizione. I tatuaggi sono un caso. Oppure aprono uno studio decorato con oggetti colorati che hanno comprato in India, come tappetini e scialli. Ganesha, Durgā, Śiva ovunque ma non hanno idea di cosa siano. Potrebbe essere anche il caso del  mantra Gāyatrī[7] scritto lì.

Om bhūr bhuvaḥ svaḥ tat savitur vareṇyaṃ bhargo devasya dhīmahi dhiyo yo naḥ pracodayāt.
Gāyatrī sacro profondo, primordiale, fondamentale….. è sbattuto sul pavimento. O una bellissima immagine di Ganesha usata come tovaglia. Natarāja[8] non è una statua da mettere nel tuo salotto, o solo una bella statua acquistata da qualche parte per mille dollari. Non pensare che [queste aberrazioni] siano fatti limitati a ciò che sta accadendo in Occidente. L’indebita appropriazione culturale avviene in molti alberghi indiani a cinque stelle. Vai in qualsiasi hotel a cinque stelle in India e nella hall avranno un enorme Natarāja che avrebbe dovuto essere posto in un tempio e adorato. Chiunque capisca cosa sia Natarāja si offenderà. I simboli che sono sacri vengono usati in modo improprio e travisati senza un briciolo di comprensione.

Cultura significa una Tradizione viva di una società sviluppata in modo che possa crescere: coltivare. Con i giardini è orticoltura. Con le colture, è l’agricoltura. Lavorare con i vermi è sericoltura. In microbiologia effettuiamo colture del tuo sangue, sperma, urina o feci per vedere quali microrganismi stanno crescendo. Cultura significa crescere. Ogni cultura, specialmente quella antica, ha insegnamenti sorprendenti. Asia, India, Sud America, Sud Africa, li rispetto molto. L’India è una cultura viva. Confonde molti indologi che vorrebbero mettere l’India in una scatola in un museo e studiarla. C’è una cultura viva che è in continua evoluzione, trasformazione, e lo Yoga ne è parte integrante. Non lo vedrai se vai in hotel a cinque stelle. Le persone vengono in India, soggiornano in hotel dove hanno una palestra per “mantenersi in forma”, hanno un istruttore di yoga intelligente che insegna alcune asana al mattino e al pomeriggio e trascorrono il resto della giornata visitando il Taj Mahal, Qutub Minar e godersi Mussoorie . Quando elimini lo Yoga dalla cultura, hai il corpo ma non l’anima.

schema di ananda balayogi bhavanani

Appropriazione culturale e appropriazione indebita. Cambiamo il modo in cui le persone discutono di queste tematiche. L’appropriazione culturale indebita è quando le persone indossano abiti indiani come tendenza, per adattarsi alla ‘scena’ dello yoga, o indossano un intero set di Rudrākṣa[9] mālā[10] come ad una festa in maschera, esclusivamente per il gusto di apparire ‘di tendenza’. Questi abiti in India non sono indossati come ornamenti. Rudrākṣa e altri mala hanno significati speciali e sono usati per specifici tipi di pratiche o funzioni, sono indossati o non indossati, tenuti coperti e nascosti, o resi visibili, per scopi diversi. Quando qualcosa di così sacro, un simbolo di rinuncia, viene preso e sottratto in modo improprio per servire una moda effimera, ne hai appena ucciso l’intero spirito. Indossare un Rudrākṣa  comporta una grande responsabilità, qualcosa di cui si deve essere all’altezza nei pensieri, nelle parole e nelle azioni.

riconoscenza e rispetto

D’altra parte, c’è apprezzamento culturale, adorazione, amore e rispetto. La maggior parte dei nostri studenti occidentali adora sinceramente la cultura indiana e vi si immerge profondamente. Quando un occidentale ama la cultura indiana, si rende conto che indossare un sari è un’arte. Molti dei nostri studenti lo hanno imparato bene. Amano indossare i sari perché ci si sente bene. Si collegano al potere Femminile Divino Universale attraverso di esso. Non lo fanno per quelli che li seguono su Instagram.

Noi indiani amiamo queste persone che amano la nostra cultura e la comprendono con profondità. Sir John Woodroffe era uno di questi occidentali che venne in India. Ha scritto uno dei migliori libri sul tantra, Il The Serpent Power con lo pseudonimo di Arthur Avalon[11]. Si innamorò dell’India, apprese il sanscrito e si addentrò nelle profondità dei testi tantrici. Era un giudice che indossava abiti indiani anche nell’Alta Corte, non importa cosa pensassero gli altri giudici. Divenne ciò che era descritto in quegli insegnamenti. Li amava così tanto e noi lo rispettiamo. Nessuno, in alcun modo, direbbe mai che c’è un’appropriazione culturale indebita da parte di una persona del genere.

Anche appropriarsi degli insegnamenti senza citare la fonte e dandole il giusto riconoscimento è un’appropriazione culturale indebita. In un documento di ricerca accademica, scopri chi ha fatto cosa, raccogli fonti e informazioni,  poi scrivi diverse dichiarazioni di persone che hanno lavorato sull’argomento, le raccogli e le citi. Nei riferimenti o nella bibliografia si citano nel modo dovuto gli scritti, o il libro , o il capitolo [da cui sono tratti e citati] evidenziando il contesto in cui il loro lavoro è utilizzato. Questa è integrità e correttezza accademica. Appropriarsi del lavoro pubblicato da qualcuno, fingendo che sia proprio, senza menzionare o citare il nome o il riferimento è disonestà accademica e furto di proprietà intellettuale. Gli stessi principi si applicano alla cultura. Appropriato significa che tutto è come dovrebbe essere. Quando hai rispetto per la cultura, quando utilizzi i simboli culturali o il contesto culturale e dai il giusto riferimento, [allora significa che]  lo stai rispettando, lo stai citando, lo stai apprezzando e lo stai utilizzando nel modo appropriato,  come dovrebbe essere. In questo caso il termine è Yoga culturalmente appropriato. Lo Yoga culturalmente appropriato è ciò di cui abbiamo bisogno. Dobbiamo comprenderlo, non prendere qualcosa e poi dire che questo è mio e impacchettarlo. Questa è la digestione dello yoga. Molte persone prendono pratiche, le ri-confezionano, non [solo] fanno alcun riferimento alla fonte, [persino] mettono su di esse un marchio, un copyright.

Quando molti dei maestri di Yoga dall’India sono andati in Occidente, invece di difendere ciò che è lo Yoga, lo hanno modificato per adattarsi a qualsiasi programma potesse garantire loro un pubblico. Si è diluito [l’insegnamento originario] in qualcosa di così lontano dallo Yoga, ed è ciò rispetto al quale oggi stiamo lottando. Se ripercorri le radici [ovvero le cause originali della degenerazione], gran parte della responsabilità ricade su alcuni dei grandi maestri di Yoga che sono andati in occidente. Anche le persone che si sono poi formate con maestri legittimi sono finite [con l’accettare e riprodurre] questo tipo di mutazione totale che si verifica in nome dell’adattamento.

Studiare in India non significa nulla. La gente avrebbe potuto restare in India per sette anni a fumare erba. Ricordo un cantante a un festival di Milano che disse di essere rimasto a Varanasi per sette anni e di aver studiato secondo il metodo tradizionale. Ha annunciato che avrebbe cantato per Śiva; dopodiché ha cantato: “Sarva mangalamāngalye,  Śive savārthasādhike[12]. Questo è un mantra per la Dea Madre. Questo ragazzo non ha nemmeno capito che lo Śive in quella strofa si riferisce alla consorte di Śiva che è Śakti. Questo è travisamento ed è questo che fa male. [questo descritto] Non è il caso di chi con  cuore puro, rispetto per la cultura, saperne di più sulla cultura dello Yoga, comprendere la fertile cultura indiana da cui lo Yoga è germogliato ed è ancora sostenuto, alimentando la crescita e la trasformazione dello Yoga anche attualmente. Colui che desidera comprendere la cultura, che ha umiltà, amore, adorazione e apprezzamento per la cultura è apprezzato da chiunque abbia cellule cerebrali funzionanti.

In Occidente molti pensano che solo perché sono indiani, o di origine indiana, possono fare tutto ciò che vogliono e che ciò sarà culturalmente appropriato. Gli hotel a cinque stelle indiani stanno facendo appropriazione culturale indebita per il modo in cui abusano dei nostri simboli sacri. Quindi, ciò che sta accadendo è che ci sono molti travisamenti fuorvianti e appropriazioni indebite. Questo deve essere combattuto. Questo va sottolineato. Questo deve essere messo in risalto. E su questo occorre agire perché è sbagliato. È sbagliato prendere questa cultura millenaria e cercare di venderla come se fossi il primo ad averla inventata. Non sei il primo e non sarai nemmeno l’ultimo. Poiché questo è senza tempo, il Sanātana Dharma[13] è senza tempo.

[Analogamente] Solo perché qualcuno è ‘bianco’ non significa appropriazione culturale indebita dello Yoga. Dobbiamo stare molto attenti perché ci sono enormi campagne diffamatorie contro le persone legittime che amano la cultura [indiana]. Ci sono persone che amano la cultura, che adorano la cultura, che seguono la cultura, che vivono lo Yoga. Si riduce a quella dualità secolare: noi contro loro. Questo [di cui trattiamo] non è  ‘nero contro bianco’, o ‘bianco contro marrone’ o qualcosa del genere. Si tratta di valutare, rispettare, utilizzare in modo consono e appropriato.

Mio padre diceva che “tutto è lì per te, che lo Yoga è la scienza della corretta utilità”. L’utilizzo corretto è rettitudinedharma. Sii in sintonia con il dharma facendo la cosa giusta nel contesto appropriato. Allora lo Yoga è culturalmente appropriato. Quando viene tolto dal contesto, diventa appropriazione indebita. Non pensare mai che si tratti di indiani contro non indiani, bianchi contro marroni, bianchi contro neri, indù contro altri. Il Sanātana Dharma è una cultura che benedice tutti. Questa è una cultura che benedice il cuore puro.

Per lo Yoga la componente più importante è un cuore puro. Se la purezza, śauca, è lì, Mahārishi Patañjali ci dice in modo così bello: “Smetti di farti attrarre dal corpo dell’altra persona: svaṅgajugupsāparairasaṃsargaḥ[14]. Non sei preoccupato se l’altra persona è bianca, nera, verde, blu, rosa, alta, bassa. Non importa perché ti sei elevato in śauca, ovvero la purezza. Stai assistendo al divino che si manifesta nell’altro. Non c’è dualità. C’è purezza. Dice: “Poi manifesti allegria: saumanasya. Inizi ad acquisire la concentrazione focalizzata: ekāgrya. Inizi a padroneggiare i sensi: indriyajaya. E diventi qualificato a testimoniare il Sé: ātmadarśanayogyatvāni ca.”[15]

Che bellissimi insegnamenti ci ha dato Mahārishi Patañjali. Si basa su śauca, la purezza. Sei un visuddhātma, un’anima pura? Sei qualcuno che può manifestare la purezza e trascendere le limitazioni corporee, i blocchi corporei? Dicendo che sei bianco, nero, alto, magro, hai sei dita, sei dita dei piedi, una gamba, il tuo pancreas, cervello o cuore non funziona? Quando hai trasceso le limitazioni corporee, sei entrato in svaṅgajugupsāparairasaṃsargaḥ, allora ti connetti con ogni persona, ogni essere vivente come essere umano, rispettandoli per il divino manifestato attraverso di loro. Il divino in te è inchinarsi al divino in loro perché ti sei stabilito in quella purezza.

Ci sono molte persone, provenienti da altre culture, che sono venute in India ed  hanno compreso e rispettato la cultura indiana e il contesto dello Yoga. Cercano di praticarlo, insegnarlo e condividerlo con il dovuto rispetto. Questo è lo Yoga culturalmente appropriato. Se qualcuno sta solo cercando di rubare qualcosa, è appropriazione indebita. Steya è appropriazione indebita. Non te lo sei guadagnato e non ne sei degno. Quando lavori su te stesso, lo ami, lo rispetti e lo valorizzi, a quel punto inizi a diventarne degno. Hai acquisito lo yogyata, la dignità. Solo perché sei diverso da qualcun altro, non permettere mai a nessuno di dire che ti stai appropriando indebitamente dello Yoga. L’appropriazione indebita dello Yoga avviene quando non viene fatto riferimento e riconosciuto il credito alla fonte, quando [lo Yoga] non è presentato nel contesto e quando la persona non sta vivendo gli insegnamenti ma sta solo mettendo in mostra qualcosa finalizzato a creare un prodotto confezionato [da vendere sul mercato]. E’ appropriazione indebita quando la cultura [dello Yoga e del Sanātana Dharma]  viene utilizzata come strumento di confezionamento per vendere la tua pratica basata sul corpo.

Ho studenti indiani e non indiani e trovo persone in tutto il mondo che amano lo Yoga, che vivono lo Yoga. Gli insegnamenti dello Yoga sono universali al più alto livello. Quando si inizia a penetrare nello spirito dello Yoga, lascia che lo Yoga sia parte della tua vita. Ogni respiro dovrebbe essere un respiro di Yoga. Non preoccuparti dei cani che abbaiano. Come diceva Swami Vivekananda: “L’elefante che cammina nel mercato non si preoccupa dei cani che abbaiano“. Pensaci perché è così importante. Ci saranno sempre persone che ti criticano. Ho la mia parte di persone che mi criticano. Mi permettono di vedere una prospettiva che altrimenti non vedrei. Ogni volta che c’è un’altra prospettiva, riconoscila. Ascoltala, contemplala e vedi se c’è del vero. Trova quella verità e prova a rifletterci sopra. Se il cambiamento deve venire, lascia che venga da dentro. Ma non nel caso in cui tu sei fedele allo Yoga e qualcuno ti critica solo per motivi di marketing o ti denigra perché è geloso. Nel campo dello Yoga c’è molta gelosia, e il modo più semplice per individuarla è identificare ciò per cui qualcuno si distingue e poi stuzzicarlo. L’integrità, la fedeltà e l’impegno per lo Yoga sono di primaria importanza. Quando li possiedi e hai amore e rispetto per la cultura, allora è assolutamente uno Yoga appropriato culturalmente.

Spero che questo contributo possa consentire a molti di voi di prendere posizione su questa tematica. Quando le persone si appropriano indebitamente [dello Yoga], escludiamole. Faglielo sapere. Cerchiamo di aiutare le persone a cambiare in meglio. Ma se è solo perché qualcuno non ti piace, se sei in competizione o concorrenza, non abusare di questo tema dell’appropriazione culturale:  è come se fosse usato in modo improprio. L’appropriazione culturale è un grosso problema, ma viene anche utilizzata in modo improprio. Dobbiamo comprenderlo. Andiamo alla radice. La radice è lo Yoga. Lo Yoga è universale. Lo Yoga è florido, nutrito dalla cultura del Sanātana Dharma. Ama la cultura.

Fabio Milioni

divisore fantasia geometrica

[1]Yogamaharishi Guru Maharaj Svami Gitananda Giri loyogadellatradizione – svami gitananda giri

[2]Yogacharini Meenakshi Devi Bhavanani;
youtube
academia.edu – Yogacharini Meenakshi Devi Bhavanani, Il suono dello yoga demistificando le basi dello yoga

[3]Āratī आरती: cerimonia eseguita in adorazione di una divinità mediante il movimento circolare di una lampada accesa davanti alla sua persona.

[4]icyer – kambaliswamy madam

[5]Ironia particolarmente efficace sulla paradossale traduzione di ‘adho mukha śvānāsana’, il termine ‘asino’ ben si adatta a coloro che seguono senza consapevolezza ed in modo meccanico le istruzioni dei sedicenti insegnanti di yoga: coloro che si comportano come cani…. Sono dei veri e propri asini (con tutto il rispetto verso gli asini); esempio lampante di come la traduzione dal sanscrito all’inglese  possa stravolgere completamente il significato profondo dell’insegnamento, facendolo diventare una parodia oltraggiosa dell’originale.

[6]Cfr. loyogadellatradizione – adho mukha svanasana

[7]Cfr.
loyogadellatradizione – savitri gayatrimantra

[8]Naṭarāja नटराज è la forma danzante del Signore Śiva, chiamata anche con il nome di Tāṇḍava. Esistono diverse forme di danza Śiva identificate con nomi diversi (Sandhyatāṇḍava, Ūrdhvatāṇḍava, Gajāntakatāṇḍava). La famosa scultura in bronzo di Naṭarāja (il re della danza) è considerata una delle opere d’arte più belle prodotte dagli artigiani indiani. Ogni tempio di Śiva ha un santuario dedicato nella sua forma di Naṭarāja che esegue l’Ānanda tāṇḍava, la “danza della beatitudine”. In questa icona siamo istruiti nelle cinque funzioni dell’Essere Supremo: creazione, sostentamento, trasformazione, rivelazione e occultamento. La danza si svolge all’interno di un anello di fiamme che simboleggia il ciclo di nascite e morti, il ciclo di creazione e distruzione universali – proiezione e ritiro. Il dio danza sulla schiena del “nano dell’Ignoranza” noto come Mulayaka. È l’ignoranza della nostra vera natura che ci lega al ciclo del continuo divenire ed è la saggezza/illuminazione che ci libera. (Fonte: Hindu Icons and Symbols)

[9]Rudrākṣa रुद्राक्ष: rosario di semi; uno dei cinque tipi di segni esterni di un ācārya; semi dell’albero Elaeocarpus ganitrus usato per fare i rosari. (cfr: Devi Bhāgavata Purana, Capitolo 4 – Sulla grandezza dei Rudrākṣam; Śiva Purana, Capitolo 25 – La grandezza di Rudrākṣa).

[10]Mālā माला: ghirlanda, coroncina.

[11]Arthur Avalon, Il potere del serpente, ed. Mediterranee, Roma 1992

[12]Devi Mahatyam, mantra tratto  dal Mārkaṇḍeya Purana, (cap. 88.9) rivolto alla Madre Divina.
सर्वमङ्गलमाङ्गल्ये शिवे सर्वार्थसाधिके ।
शरण्ये त्र्यम्बके गौरि नारायणि नमोऽस्तु ते ॥
sarvamaṅgalamāṅgalye śive sarvārthasādhike.
śaraṇye tryambake gauri nārāyaṇi namo’stu te
Tu che sei benefica con ogni felicità, o signora propizia, che esaudisci ogni richiesta, o datrice di rifugio,
con tre occhi, dai lineamenti luminosi, consorte di Nārāyaṇa, saluto a te.
Cfr. hinduscriptures
Per ascoltare il mantra: youtube

[13]Cfr. loyogadellatradizione –  lo yoga e sanatana dharma

[14]Cfr: Pātañjala Yogasūtrāṇi – Yoga Sūtra di Patañjali,  cura di Fabio Milioni, ISBN 978-88-31636-98-8, pg.80
Sūtra 40:
शौचात् स्वाङ्गजुगुप्सा परैरसंसर्गः ॥४०॥
śaucāt-sva-aṅga-jugupsā paraiḥ asaṃsargaḥ ||40||
Dalla purificazione deriva l’indifferenza per il proprio corpo e l’assenza di desiderio di unirsi con altri.

[15]Ibidem, pg.81, Sūtra 41:
सत्त्वशुद्धिः सौमनस्यैकाग्र्येन्द्रियजयात्मदर्शन योग्यत्वानि च ॥४१॥
sattva-śuddhi-saumanasya-eka-agrya-indriya-jaya-ātma-darśana-yogyatvāni ca ||41||
Dalla purificazione interiore [mentale e spirituale] emergono atteggiamento positivo, concentrazione focalizzata, controllo dei sensi e visione dell’ ātma.

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