Essendo posizioni ‘meditative’, per tutte si applicano dei requisiti base, in assenza dei quali il loro scopo è vanificato:
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stabilità: la posizione deve essere mantenuta nella corretta postura e nell’assoluta immobilità;
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comodità: la posizione deve risultare confortevole, ovvero non deve generare fastidi o dolori di sorta; solo se la posizione è confortevole il sistema scheletrico, muscolare, nervoso e circolatorio possono trovarsi in una condizione di riposo e assenza di sforzo.
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durata: essendo funzionali a pratiche che si protraggono nel tempo (da diversi minuti a molte ore).
Va da se che nei tempi moderni questi requisiti non sono banali ne facili da raggiungere. Per questo le posizioni meditative necessitano di adeguata preparazione per due aspetti:
- scioglimento preventivo, utilizzando tecniche ed āsana appropriate[4].
- Incremento graduale e progressivo del tempo di mantenimento della posizione, iniziando da quelle più semplici (sukhāsana e vajrāsana) prima di affrontare quelle più complesse e impegnative (svastikāsana padmāsana e siddhāsana).
Come criteri generali, rammentare sempre il Dovere di
Ahiṃsā, la non-nocività, che lo yoga è unico come disciplina, ma deve adattarsi alle condizioni specifiche di chi lo pratica; sforzarsi di assumere una posizione per la quale il nostro corpo non è preparato, oppure cercare di mantenere a tutti i costi una posizione che risulta non- comoda o peggio che genera fastidio o dolore è l’esatto contrario dello spirito dello yoga.
Ciò premesso, elementi comuni di tutte queste
āsana sono:
- La distribuzione equilibrata del peso corporeo a terra, da raggiungere mediante la consapevolezza delle parti del corpo interessate in ciascuna posizione.
- La verticalità della colonna vertebrale, ottenuta iniziando dalla corretta posizione del bacino (mediante movimenti di aggiustamento di antero e retroversione), dalla distensione della zona sacro-lombare (attraverso una leggera contrazione dei muscoli della cintura addominale[5]), della ziona dorsale (mediante allargamento delle spalle ed avvicinamento delle scapole) e cervicale (mediante arretramento del collo verso la zona posteriore).
- Il corretto posizionamento delle mani sulle cosce, verso le ginocchia, mantenendo le braccia rilassate, associato o meno a dei mudrā[6]
- La respirazione yogica[7] (respiro profondo, sottile e armonioso).